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Recensione “Carnival Row”: l’insipida conclusione di un progetto dalle grandi promesse

Dopo ben quattro anni di attesa all’inizio del 2023 viene distribuita la seconda stagione di Carnival Row, ma nonostante il cast stellare e la minuziosa cura scenografica i nuovi episodi si rivelano insoddisfacenti. Un finale di certo indegno per quella che sembrava una grande promessa.

Indice

Carnival Row: tutte le informazioni

Carnival Row: locandina

Carnival Row è una via eclettica, di passione e ardore, proibizioni e trasgressioni, colori, segreti e magia. Non è che il cuore pulsante della Repubblica, ma riuscirà ad animare una Burgue che cerca di strapparselo via dal petto?

Trama: Prima stagione

Sulle tracce di un famelico serial killer conosciuto come Unseelie Jack, assetato di sangue delle Fate, il detective Rycroft Philostrate si scontra con una nuova era nell’urbe di Burgue. Le tensioni tra il popolo degli umani e il popolo magico si fanno sempre più marcate, ed incendiano strade e Parlamento.

Gli screzi tra le famiglie Breackspear e Longerbane vengono ammantati dalla verace lotta alla casta dei Critch, occultando segreti e forze oscure sotto un’iniqua crociata al popolo magico. I vertici del potere si scagliano contro la diversità che anima Carnival Row, e persino nel piccolo dei cittadini lo scontro è palpabile.

Quando l’abbiente fauno Agreus Astrayon acquista una villa in un quartiere di ricchi aristocratici umani, i fratelli Imogen ed Ezra Spurnrose ne restano estremamente turbati. I giovani infatti sono da sempre abituati a vedere i Critch in fondo alla gerarchia, ad occupare il posto della servitù, e sembra loro impossibile che un Fatato abbia l’ardire di sfidare lo status quo.

Intanto tra le mura degli Spurnrose trova occupazione la giovane fata Vignette Stonemoss, a stento sopravvissuta alla strage di Tirnanoc e fuggiasca, anch’ella abitante della Row assieme alla sua cara amica ritrovata Tourmaline. Ma Vignette si rivela molto più che una semplice serva, indissolubilmente intrecciata ad eventi più grandi.

Misteri e bisbigli, segreti dimenticati da tempo, aruspici infausti, sentimenti logori e logoranti, oltre che inaspettate svolte del destino legano tutti i personaggi in una bacchica danza tra gli oscuri ciottoli di Carnival Row.

Trama: Seconda stagione

Le conseguenze del Patto si fanno sempre più stringenti e la vitalità di Carnival Row è ormai un lontano ricordo. I Fatati oppressi sono costretti a vivere negando la propria natura, in un quartiere che si spoglia delle vesti di casa e si fa prigione.

Philo e Vignette rischiano la vita per restituire la dignità ai Critch, ma ben presto si trovano a percorrere vie parallele: Vignette si unisce alla banda dei Corvi Neri, vendicativa e spregiudicata, mentre Philo tenta di sfruttare la sua posizione unica per sedare gli attacchi dei Fatati e del Parlamento.

Agreus ed Imogen, salpati per sfuggire all’ingiusta legge piegata dal pregiudizio, approdano nel porto di Ragusa e scoprono quella che sembra essere un’oasi d’idillio per gli esseri magici nei territori controllati dal Patto. Il velo di illusione viene presto squarciato dalle potenze della Nuova Alba, mostrando il vero volto di questa terra. Ma non è la legge l’unico segugio alle loro calcagna: Ezra è determinato a trovare sua sorella.

La Repubblica di Burgue è dilaniata dal cambio della guardia all’apice del Parlamento, con l’elezione di un nuovo Cancelliere ed un Capo dell’opposizione che si sostituiscono ai deposti genitori. Le nuove politiche, persino più acerrime delle precedenti, gettano Carnival Row nello scompiglio e nella disperazione.

Un nuovo mostro sorge intanto direttamente dai sogni turbati di Tourmaline: dopo aver assistito alla morte dell’Aruspice è perseguitata da cruente e terribili visioni, in un’epoca segnata da crimini e sangue. Un vecchio amico di Philo, Darius Sykes, fa la sua comparsa nella Row riportando alla luce dolori ed eventi sepolti da tempo.

Correnti sempre più crepitanti percorrono sotterranee la Repubblica e i territori circostanti, pronte ad esplodere da un momento all’altro. Chi salterà in aria?

Crediti

  • Regia: René Echevarria, Travis Beacham
  • Genere: fantasy, drammatico, noir, politico, poliziesco
  • Paese di produzione: Stati Uniti d’America
  • Distribuzione: Prime Video
  • Stagioni: 2
  • Episodi: 18
  • Durata episodi: 50-67 min
  • Anno: 2019-2023
  • Cast: Orlando Bloom, Cara Delevingne, Simon McBurney, David Gyasi, Tamzin Merchant, Andrew Gower, Karla Crome, Caroline Ford, Jamie Harris, Ariyon Bakare, Arty Froushan, Jared Harris

Critica

La prima stagione, rilasciata nell’estate del 2019, è stata accolta positivamente dalla critica con un indice di gradimento medio pari a 5,9 su 10. Voti tendenzialmente più bassi sono stati invece assegnati alla seconda stagione: la delusione palpabile ha abbassato gli indici di gradimento fino all’insufficienza, con l’espressione di recensioni definite miste e l’accusa di una resa ampollosa ma inconsistente.

La recensione

Omertà e trasgressione: il compromesso vittoriano di Burgue

L’onirica proiezione di un mondo perfetto che si sgretola esponendo un cuore marcio ed avariato descrive un periodo storico al limite tra progresso scientifico e collasso sociale, ma anche un motivo letterario ricorrente. Basti pensare alle opere di Mary e Percy Shelley, Lord Byron, Oscar Wilde, Stevenson ed infine Charles Dickens.

Evidente l’influsso della letteratura dickensiana di severa critica sociale e brutali contrasti estetici ed etici. Già dai primi fotogrammi l’impressione è quella di percorrere i selciati dissestati di Londra e Parigi, al fianco dei protagonisti di Racconto di due città.

Non si fa mistero della decadenza che divora ogni ambito, lustrata dal tentativo di mantenere erta l’esterna corazza di incorruttibilità. Due volti della stessa medaglia, ma quale viso sia più sfregiato sotto la cipria non è dato saperlo. Si tratta della medesima sensazione che lo spettatore avverte contemplando Burgue e la Row, dove ogni cosa si rivela l’opposto della propria facciata.

Se da un lato Agreus ricorda Pip solo per l’ardua affermazione in un contesto socialmente ostile, Imogen incarna pienamente la figura angelicata di Estella Havisham: pura e corrotta, libera e prigioniera, nobile e caduta. La stessa Vignette nella sua vendetta impietosa contro gli uomini e il genere umano è al contempo Miss Havisham e giovane Estella. Dal parallelismo con Grandi Speranze si possono notare inoltre ulteriori topoi individuati nel Row tra cui evasione, deportazione, latitanza.

L’eterno scontro tra retto ed empio e la loro forzata diade è quello che viene definito come compromesso vittoriano, e non è altro che il paradosso della coesistenza tra ricerca della verità scientifica, disagio morale, progresso, sfarzo ed estrema povertà. L’Età vittoriana è l’era della trasgressione nascosta e del tabù. Il paradigma più evidente è provvisto da Jonah Breakspear: rampollo d’alti natali, promessa politica ed omertoso amante dei Critch, un vero e proprio Dorian Gray in chiave fantasy.

Carnival Row: segregazione e confinamento

La demarcazione di estetismo ed industrialismo non preclude il resto del caleidoscopico ventaglio di correnti vittoriane, che si riversano nel mondo di Burgue.

Chiara infatti anche l’influenza del nascente gusto del neogotico e del poliziesco, proprio di autori quali Edgar Allan Poe, Arthur Conan Doyle ed ancora Stevenson. L’atmosfera noir che avvolge il filone narrativo di Rycroft traspone appieno l’inchiesta psicologica di Dr Jekyll e Mr Hyde: Philo si confronta costantemente con un sovrannaturale che è estrinseco ed intrinseco all’umanità.

L’elemento folkloristico e magico assume invece i toni cupi e grevi tipici della poesia di Poe, in bilico tra sublime e gusto dell’orrido. Risulta evidente però che quest’ultima caratteristica si possa riscontrare non nell’apparenza dei Critch, tanto più nelle indecenze compiute allo stesso modo da uomini e magici.

Da tale antifrasi sorge il motivo centrale dell’intera serie tv, ossia la segregazione dei Critch. Il confinamento nella Row inscena un’evocazione storica che si estende ai primi decenni del Novecento, introducendo nel calderone delle tematiche anche la lotta al razzismo e alla discriminazione. Tuttavia la lettura non si ferma al primo livello: recludere i Magici in un ghetto senza uscita rappresenta anche il tentativo dell’uomo di occultare la propria natura turpe.

Un tentativo di distaccarsi dalle oscenità del proprio animo, ma è blanda la forza con cui resiste alle proprie tentazioni. Ben diverso tuttavia lo spirito con cui i protagonisti le abbraccino: tra gli amanti dei Critch si annoverano Jonah, Imogen e lo stesso Philo, eppure le intenzioni nell’apprestarsi al proibito sono certamente ineguali.

La figura di Philo è atta a risolvere cotanto sempiterno dissidio: egli stesso in principio rinnega e rifugge la propria essenza, per scoprire infine che l’onta risiede nella menzogna del gentiluomo. Mezzo uomo e mezzo Critch, si fa endiadi della complessità dell’essere umano.

Giudizio e conclusioni

Citando ancora Dickens, grandi erano le speranze instillate nei sostenitori di questa serie, che per anni hanno atteso il ritorno sugli schermi. Ma ciò che è stato offerto non si è purtroppo rivelato all’altezza delle stesse.

Troppa carne al fuoco, minor cura nella scrittura, dialoghi inconsistenti al limite dell’inutilità e della prevedibilità, grandissimo potenziale mal gestito e rimasto inespresso: queste sembrano essere le maggiori criticità legate ad una seconda stagione indegna dell’esordio.

Persino le relazioni tra i personaggi che tanto avevano acceso l’interesse degli spettatori nei primi episodi si sono rivelate sbiadite e forzate, laddove ancora presenti. Attenuati e vacui i legami di Vignette sia con Philo che con Tourmaline, presentati inizialmente come il primo movens dell’intera vicenda. Nel complesso nulla di aggiunto alla caratterizzazione tridimensionale dei personaggi, e forse troppo sottratto.

A salvare nel complesso il prodotto la magistrale resa in termini di scenografia, trucco e costumi che ne ha giustificato il successo. La meticolosa cura nell’estetica dei fauni e delle fate fa senza dubbio guadagnare punti unicamente positivi. Una concretizzazione fedele dello spirito delle leggende folkloristiche, scevro da infiocchettamenti superflui e poco adeguati.

L’accuratezza storica del vestiario e la rivisitazione adattata al mondo magico rendono questa serie unica nel suo genere. Inutile aggiungere altro: di certo la calamita che ha tenuto i fan incollati agli schermi dopo tanto tempo, nonché reale punto di forza.

Il cast notoriamente eccelso infatti nulla ha potuto contro una resa tanto smorta e superficiale: lodevole la prestazione di Orlando Bloom, in calo complessivamente il pathos e l’arco narrativo di Cara Delevingne e Vignette.

Si è dimostrato meritato il successo della prima stagione degna di una visione attenta e critica, estremamente godibile anche nel mero apprezzamento estetico. Molto di più poteva essere fatto invece nella seconda. Un gran peccato dunque per questa parabola esecutiva colata a picco.

Il trailer

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