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Ray – Recensione

La vita di Ray Charles ripercorsa tra musica e dilemmi interiori, con la splendida interpretazione del premio Oscar Jamie Foxx, consacrato nella parte dallo stesso bluesman

Regia: Taylor Hackford – Cast: Jamie Foxx, Harry Lennix, Clifton Powell, Kerry Washington, Regina King, Terrence Howard – Genere: Biografico, colore, 152 minuti – Produzione: USA, 2004 – Distribuzione: UIP – Data di uscita: 21 gennaio 2005.

ray“Ray” è un biopic sul bluesman che cambiò il modo di intendere la musica; con un Jamie Foxx veramente ineguagliabile, la cui interpretazione gli valse un Golden Goble e l’Oscar come Miglior Attore Protagonista.

Riflesse sulle lenti degli occhiali, sulle note di “What’s I say”, vediamo scorrere sui tasti di un pianoforte mani vigorose e affusolate, che sembrano moltiplicarsi all’infinito, quante sono le combinazioni della musica. Storia di un “Genius”, che seppe far confluire generi musicali fino ad allora separati vistosamente: il country delle storie d’amore e il gospel, che sempre d’amore parla, ma verso Dio.

Il suo fu uno di quegli esperimenti, da molti sulle prime considerato azzardato e “blasfemo”, ma che ben presto si rivelò il mezzo più efficace per far conoscere al mondo intero una cultura ancora “segregata”. Storia di un genio che si è fatto uomo, e che come tale non fu esente dalle lusinghe delle “debolezze” dell’umana natura, eroina e donne nella fattispecie. Storia di un bambino sfortunato, che a causa di un glaucoma perse l’uso della vista ma acquistò un dono altrettanto prezioso, che fu poi la sua fortuna. In questa breve sintesi della vita di Ray Charles, abbiamo volutamente ripercorso le tappe principali a ritroso.

Il film di Taylor Hackford, infatti, nonostante sia un tripudio per le nostre orecchie (con scene memorabili che mostrano i migliori concerti, e virtuosismi musicali eseguiti dallo stesso Jamie Foxx), si sofferma principalmente sulle implicazioni psicologiche che portarono nello stesso tempo “Ray” sulle vette dell’Olimpo nella musica, ma anche nell’abisso più profondo a causa di un trauma infantile mai risolto. Forse la pellicola pecca di troppo patetismo nell’indugiare sull’uomo Charles, ma compie un lodevole esercizio di stile nel ripercorrere le tappe salienti della sua carriera.

Pezzi leggendari come “Georgia on My Mind” (che nel marzo del 1979 divenne brano ufficiale dello stato della Georgia) o “Hit The Road Jack”, appassionano come una vampa incendiaria, anche chi (disgraziatamente!) è avulso da questo genere di musica. I diritti della popolazione di colore e il racconto di quasi cent’anni di storia americana sono la premessa, la musica è il motore pulsante, la vita un corollario inattaccabile.

Il vero Ray Charles poco prima di morire incontrò l’attore Jamie Foxx, e sostenne fortemente la produzione del lungometraggio. In ultima analisi, non sarà di certo il “Bird” di Clint Eastwood (antologia biografica di un altro grande del jazz, Charlie Parker) ma rimane il fatto che questo “Ray” consegna nelle mani della pellicola la memoria di un grande innovatore della musica.

Rimane scolpita nella memoria la fotografia di questo film, calda e avvolgente proprio come la musica del suo protagonista.

Serena Guidoni

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