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Promised Land – Recensione

Il ritorno di Matt Damon e Gus Van Sant nel segno della causa ambientalista in una pellicola però di poca efficacia

Regia: Gus Van Sant – Cast: Matt Damon, John Krasinski, Frances McDormand, Lucas Black, Titus Welliver, Rosemarie DeWitt, Hal Holbrook, Terry Kinney, Tim Guinee, Scoot McNairy, Rosemary Howard, Lennon Wynn, Johnny Cicco, Sara Lindsey, Carla Bianco, John W. Iwanonkiw, Kristin Slaysman, Joe Coyle, Lexi Cowan, Jennifer Obed, Max Schuler – Genere: Drammatico, colore, 106 minuti – Produzione: USA, 2013 – Distribuzione: Bim – Data di uscita: 14 febbraio 2013.

promised-land“Promised Land” narra la storia di Steve (Matt Damon), rampante agente di vendita di una ricca azienda di gas naturale, la cui carriera prende una piega inaspettata all’arrivo nella città rurale di McKinley insieme alla sua collega, Sue Thomason (Frances McDormand). La città è stata colpita dalla recente crisi economica e i due consumati venditori inizialmente intravedono buone possibilità che i cittadini accettino la loro offerta per procedere alla trivellazione nei loro terreni ma la situazione si converte, invece, in uno spinoso rompicapo.

In questa pellicola ritroviamo la coppia Gus Van Sant – Matt Damon già rivelatasi vincente in “Gerry” ma più di tutto in “Will Hunting – Genio ribelle” (film che valse l’Oscar alla sceneggiatura a Damon e la nomination come miglior regia a Van Sant).

Quello che viene fin da subito allo scoperto dalla prime immagini è la scelta di presentare agli occhi dello spettatore un altro lato degli Stati Uniti, non quello dei grattacieli e delle dinamiche ma monocolori metropoli a cui siamo abituati, ma quello della campagna e del mondo rurale immerso nel verde più vivo e sconfinato. Il punto di vista dal quale ci immergiamo nella storia è quello del protagonista, Steve, uomo comune e abile venditore che ritiene una delle sue doti maggiori la sua provenienza da una realtà agricola e provinciale, caratteristica che gli permette di “parlare la stessa lingua” degli abitanti del luogo.

Per molti degli agricoltori, colpiti dalla crisi, i soldi offerti dalla società di gas naturale rappresentano senz’altro una tentazione succulenta ma inaspettatamente i due venditori si ritrovano a dover combattere contro una schiera solidale di cittadini poco disposti a cedere le loro terre, ovvero la loro unica proprietà e bene più morale che economico, come è quasi sempre per gli agricoltori. L’ostilità dei contadini è supportata dalla causa ambientalista presentata dal giovane Dustin Noble (interpretato dal co-sceneggiatore John Krasinski) in cui Steve trova la sua degna controparte.

“Promised Land”, film che sicuramente non nasce per sbancare i botteghini, tocca tematiche molto attuali non solo a livello globale, come quelle, mai superficiali, legate all’ ambiente, ma anche a livello più intimo, come la personale scala dei valori e di etica con cui ognuno di noi deve fare i conti.

Matt Damon, nei panni non solo di attore ma anche di sceneggiatore, costruisce la storia mancando però di un tocco graffiante e davvero convincente necessario affinchè la pellicola colpisca davvero lo spettatore, che si ritrova invece a seguire l’intera vicenda senza scossoni e veri colpi di scena. Nota positiva è di certo l’ottima interpretazione di Frances McDormand (premio Oscar nel 1997 per “Fargo”), attrice dall’indiscutibile e inossidabile talento, che contribuisce a regalare al film qualche necessaria sfumatura di intensità, ma allo stesso tempo di ironia, in più.

Qualche tocco autoriale in più ce lo saremmo aspettati anche dalla regia di Van Sant, “bella ma senz’anima” sino al finale, in cui la sceneggiatura di Damon cede purtroppo inevitabilmente alla prevedibilità e alla forzatura.

“Promised Land”, in concorso alla 63 edizione del Festival di Berlino, pellicola che aveva gli elementi per essere classificata come scomoda, rimane quindi un bel progetto realizzato senza la necessaria dose di coraggio, pecca che si evince dalla scelta di non prendere davvero una posizione nei confronti della questione trattata lasciando lo spettatore deluso e con un po’ di amaro in bocca.

Miriam Reale

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