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Prometheus – Recensione

Della serie “come vi abbiamo creato, cosi vi distruggiamo”, Ridley Scott torna a parlare di alieni riscrivendo la genesi della razza umana

Regia: Ridley Scott – Cast: Noomi Rapace, Guy Pearce, Charlize Theron, Michael Fassbender, Idris Elba – Genere: Fantascienza, colore, 124 minuti – Produzione: USA, 2012 – Distribuzione: 20th Century Fox – Data di uscita: 14 settembre 2012.

prometheusPrima di inforcare gli occhialetti e accomodarsi in poltrona, pronti al ritorno di Ridley Scott alla fantascienza a trent’anni da “Blade Runner”, è meglio sapere bene a cosa si sta per andare incontro. Perché, da quando, circa tre anni orsono, hanno cominciato a girare in rete indiscrezioni sul progetto “Prometheus”, se ne sono sentite di tutti i colori: prequel di “Alien”, spin off di Alien, sequel di Alien; e ancora: oggetto fanta-filosofico, pellicola religioso-evoluzionista, manifesto della criogenesi, e così via.

Poi si spengono le luci e lo spettatore si ritrova in mezzo ad un film di fantascienza, tutto sommato classico nella trama (navicella con equipaggio variegato, che parte in esplorazione su un altro pianeta alla ricerca di alieni – rinominati ingegneri – identificati come responsabili della creazione del genere umano, ma che una volta trovati non si dimostreranno esattamente amichevoli, e con l’eroina che sopravvive per un finale aperto ad un sequel quasi obbligato), ovviamente tecnologicamente all’avanguardia (un magnifico 3D mai invasivo ed efficacissimo per immergersi nella storia), con clamorosi buchi di sceneggiatura (ad esempio il magnate a capo della missione, un Guy Pearce decrepito ma del quale nulla o quasi sappiamo, che ammette candidamente di aver speso miliardi di dollari per trovare questi ingegneri e farsi dire il segreto della vita eterna), regia solida con qualche buon momento di tensione Alieniana, ma almeno un paio di scene davvero poco, poco credibili anche per un film sci-fi (l’incipit con l’alieno-prometeo che, nella notte dei tempi, si scioglie nelle acque di un fiume scozzese, scomponendosi fino al dna e l’estrazione dalla pancia dell’eroina di un feto-calamarone di almeno 10 kg, con tanto di spillatura immediata e prontissima riabilitazione).

Insomma tanto rumore per poco, verrebbe da dire. In un cast con piccoli e grandi nomi, spicca decisamente Michael Fassbender, automa dall’indecifrabile espressione che ricorda a tratti Gigolo Joe – Jude Law di “Intelligenza Artificiale”, sospeso tra gelida determinazione e, nel finale, sincera partecipazione per le sorti della specie umana.

Vassili Casula

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