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Profumo – Storia di un assassino – Recensione

Dopo “Lola corre”, il regista Tom Tykwer porta al cinema un romanzo di Patrick Süskind

(Perfume: The Story of a Murderer) Regia: Tom Tykwer – Cast: Dustin Hoffman, Alan Rickman, Ben Whishaw, Corinna Harfouch, Rachel Hurd-Wood, Paul Berrondo – Genere: Drammatico, colore, 147 minuti – Produzione: Germania, Francia, Spagna, 2006 – Distribuzione: Medusa – Data di uscita: 22 settembre 2006.

profumo-storia-di-un-assassinoIspirato al romanzo di Süskind “Il profumo”. Francia XXVIII secolo, l’orfano Jean-Baptiste Grenouille, nato privo di olfatto, sviluppa con il tempo una percezione degli odori eccezionale. Questa sua qualità gli consente di farlo entrare nelle grazie di uno dei più importanti profumieri di Parigi. Ma Jean-Baptiste non si accontenta, il suo desiderio di trovare l’essenza perfetta si tramuta in ossessione tanto da spingerlo a commettere una serie di terribili omicidi.

Dopo l’esperimento estetico di “Lola corre”, Tom Tykwer si cimenta nella difficile trasposizione cinematografica di un opera letteraria. E ancor più ardua diviene tale operazione se si pensa di tradurre in immagini il visionario romanzo di Süskind che già nel titolo rimanda a qualcosa di immateriale, la cui presenza è fortemente percepita, ma difficilmente descrivibile. Come difficile da restituire è l’esperienza olfattiva del protagonista che mosso dalla sua ossessione si spinge oltre il potere umano e si erige a demiurgo in grado di poter trattenere la vita in un’essenza intrisa di essa, così come di causare la morte.

Il dramma di Grenouille è la sua profonda solitudine; dal momento in cui è venuto al mondo tutto ciò che lo ha sfiorato è stato violento, perfino il puzzo di pesce del mercato in cui la madre lo avrebbe voluto morto. Spinto ad esistere forse proprio dal fetore, la prima volta che sente un odore piacevole uccide e lo fa unicamente perché inesperto al contatto umano.

È questa la tragicità che Tykwer è riuscito a catturare di questo eroe maledetto. E lo ha fatto trovando un corrispettivo del dolore interiore dell’uomo in uno spazio urbano che nulla lascia allo splendore della capitale francese del diciottesimo secolo. Ciò che rimane è una città decadente che rovinosamente va in putrefazione così come gli abitanti che la abitano cadono di fronte al profumo di morte che Grenouille, con vigore, ma sembra anche con innocenza, lascia annusare a tutti nella speranza di essere amato.

Massimo Racca

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