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Popieluszko – Recensione

Vita e morte di padre Jerzy Popieluszko, coraggioso prete polacco che ingaggiò un dura lotta con il regime comunista in Polonia negli anni ‘80

(Popieluszko. Wolnosc jest w nas) Regia: Rafal Wieczynski – Cast: Adam Biedrzycki, Zbigniew Zamachowski, Marek Frackowiak, Joanna Szczepkowska, Radoslaw Pazura – Genere: Storico, colore, 149 minuti – Produzione: Polonia, 2009 – Distribuzione: Rainieri Made – Data di uscita: 6 novembre 2009.

Popieluszko“Popieluszko”, presentato in anteprima al Festival del Cinema di Roma 2009, è uno spaccato di storia contemporanea. La vita di padre Jerzy Popieluszko è l’emblema delle vicende della Polonia negli anni Ottanta, che non cambiarono solo il destino di una nazione, ma modificarono il corso della storia mondiale.

Come sempre succede alla fine di una guerra sono i vincitori a dettare le nuove leggi, a spostare i confini, cambiando tradizioni e culture sedimentate nei secoli. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale la Polonia finì sotto il regime comunista della grande madre Russia, che impose ai polacchi uno stato di grande repressione, facendo mancare ogni libertà individuale e punendo severamente ogni tentativo di ribellione.

Il film racconta la vita di padre Jerzy Popieluszko, nato il 14 settembre 1947 nelle campagne di Okopy, in Polonia, la sua infanzia, il seminario a Varsavia, la sua ordinazione sacerdotale, le sue attività in diverse parrocchie dell’Arcidiocesi di Varsavia, la sua opera come guida spirituale dei lavoratori in sciopero nei primi anni Ottanta. L’ascesa al soglio pontificio di Giovanni Paolo II diede ai lavoratori polacchi maggior coraggio e determinazione nelle lotte per l’acquisizione dei propri legittimi diritti e fu di stimolo per l’attività di Solidarnosc.

L’opera di padre Jerzy è narrata in modo puntuale, dettagliato, il racconto risulta particolarmente incisivo: il montaggio unisce in maniera naturale, come fossero un’unica lunga sequenza, le scene girate con immagini di repertorio, che danno al prodotto ulteriore realismo.

La vita di padre Popieluszko mostra come la libertà sia un bene primario, per l’ottenimento del quale vale la pena lottare; egli ha sempre incoraggiato gli operai, gli studenti, i professori, gli artisti, tutti coloro che lo seguivano, a non mollare, ad avere fiducia nel fatto che inevitabilmente i polacchi sarebbero riusciti a riottenere la dignità di popolo che gli era stata sottratta.

Il regime, che tentò di arginare gli scioperi anche con la legge marziale, riteneva che le sue omelie fossero pericolose per la stabilità del paese ed attentò alla vita del sacerdote. Gli amici affezionati chiesero alle autorità ecclesiastiche il trasferimento del padre a Roma, ma lui interpellato non acconsentì ad abbandonare il suo paese, per il quale fu di stimolo ed esempio nella cura dei deboli, dei sofferenti, dei carcerati, nell’amore per la libertà. Fino al 19 ottobre del 1994, quando, al ritorno da un incontro con i fedeli, fu rapito da tre funzionari del Ministero degli Interni.

Dopo alcuni giorni di ricerche il suo corpo fu ritrovato nelle acque di un lago vicino a Wloclawek. Bisogna riconoscere al regista, che ha scritto anche la sceneggiatura, di aver avuto la capacità di narrare gli accadimenti senza cadere nella tentazione di romanzarli o in facili sentimentalismi. Da evidenziare l’eccellente interpretazione del protagonista, calatosi in profondità nel personaggio, al quale ha dato un’intensità difficilmente presente sugli schermi.

La Polonia odierna, la Polonia libera, combatte col consumismo, col basso potere d’acquisto dei salari, le tasse, gli scandali, la disoccupazione, i problemi di tutti i paesi industrializzati. Il film, frutto di anni di meticolose ricerche, è un’opportunità per tutti per riflettere sul valore della libertà, che diamo sempre per scontata, alla continua ricerca di trasgressioni e nuove emozioni, senza mai soffermarci sul fatto che in tanti hanno pagato con la vita per dare a noi il diritto di esprimerci liberamente, di votare, di partecipare alla vita pubblica del nostro paese, di poter entrare in un market e fare la spesa, senza far la fila con la tessera anche per ritirare la carta igienica, come in Polonia fino a vent’anni fa.

La vita di padre Jerzy Popieluszko è un grande esempio non solo per i cattolici, ma per tutti gli uomini che siano convinti che i valori di tolleranza, democrazia, convivenza civile, equità sociale, libertà di pensiero, diano un senso al nostro viaggio in questo mondo. Il 14 giugno 1987 Giovanni Paolo II pregò sulla tomba di padre Jerzy, a Varsavia, tomba fino ad oggi visitata da diciotto milioni di persone. I fedeli attendono con ansia la beatificazione del Servo di Dio.

Maria Grazia Bosu

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