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Planet of the Apes – Il pianeta delle scimmie – Recensione

Il visionario Tim Burton rivisita una pellicola del 1968, conferendo un tocco unico che permette a “Planet of the Apes – Il pianeta delle scimmie” di essere annoverato tra i capolavori del genere fantascientifico

(Planet of the Apes) Regia: Tim Burton – Cast: Mark Wahlberg, Tim Roth, Michael Clarke Duncan, Helena Bonham Carter, Paul Giamatti, Charlton Heston, Estella Warren, Cary-Hiroyuki Tagawa, David Warner, Kris Kristofferson, Erick Avari, Luke Eberl, Evan Parke, Glenn Shadix, Freda Foh Shen, Chris Ellis – Genere: Fantascienza, colore, 120 minuti – Produzione: USA, 2001 – Distribuzione: 20th Century Fox – Data di uscita: 14 settembre 2001.

il-pianeta-delle-scimmieNon era facile confrontarsi con il precedente illustre e sfortunato “Il pianeta delle scimmie” di Franklin J. Schaffner del 1968, tratto dall’omonimo romanzo di Pierre Boulle che ha ispirato quattro sequel e serie televisiva. Eppure Tim Burton riesce nella quasi impossibile missione cinematografica di aggiornare o meglio riproporre una nuova versione della storia.

Nel 2029, un astronauta (Mark Walbergh) è risucchiato da una tempesta magnetica e catapultato in un pianeta dominato da scimmie. Quest’ultime hanno ribaltato il dominio e reso gli uomini schiavi; l’astronauta, ritrovatosi in una prigione, grazie all’aiuto di un’attivista scimpanzé che ricorda gli uomini e le donne di Greenpeace, interpretata dalla sempre splendida Helena Bonham Carter, tenterà di guidare la ribellione e l’emancipazione degli uomini.

Il visionario regista riesce a creare un prodotto completamente originale, inserendo nell’opera i temi cari alla sua cinematografia come i lati oscuri dell’essere umano (anche se parliamo di scimmie), l’affascinante mondo del diverso che deve confrontarsi con la morale comune e il solito sguardo più “amorevole” sui cattivi (che sono anche i personaggi più interessanti e decisamente scritti meglio) rispetto ai poco approfonditi buoni, sempre un po’ “maltrattati” dal cinema burtiano. Le differenze con il primo film sono evidenti soprattutto, come si sa, nel finale, in cui il regista americano si sbizzarrisce proponendo il suo consueto humour nero, ma che si avvicina di più al romanzo.

Il Times addirittura ha inserito il finale de “Il pianeta delle scimmie” di Tim Burton nella lista dei finali più belli di sempre nel cinema. Si può considerare questa pellicola del 2001 ormai un punto fermo, un caposaldo per la filmografia fantascientifica degli ultimi anni. Nel film la mano dell’eccentrico regista si nota principalmente nel carattere gotico e apocalittico dell’ambientazione. Un capitolo a parte bisogna aprirlo per il meraviglioso trucco che ha trasformato attori come Tim Roth (magnifico!) e Helena Bonham Carter in scimmie e per cui la pellicola è stata premiata con un Oscar.

Salvatore Buellis

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