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Pietro – Recensione

Giovane promessa della regia italiana, Daniele Gaglianone, dirige un film malinconico e silenzioso sull’handicap del protagonista Pietro

Regia: Daniele Gaglianone – Cast: Pietro Casella, Francesco Lattarulo, Fabrizio Nicastro, Carlotta Saletti, Diego Canteri, Giuseppe Mattia – Genere: Drammatico, colore, 82 minuti – Produzione: Italia, 2010 – Distribuzione: Lucky Red – Data di uscita: 20 agosto 2010.

pietro“Per questo canto una canzone triste triste triste, triste triste triste, triste triste triste, triste come me”, il regista Daniele Gaglianone deve aver pensato alla canzone di Ivan Graziani del 1980 per scrivere la sceneggiatura di questo film. Tristezza e malinconia infatti, sono le prime cose che vengono in mente dopo la visione di “Pietro”, e non quella malinconia dolce che accompagna la fine di una pellicola di sentimenti, ma più una malinconia dura che non lascia scampo, piena di tristezza e di angoscia.

La storia è quella di un ragazzo con problemi di ritardo mentale che guadagna pochi soldi con il lavoro di volantinaggio, quasi tutti spesi per le dosi giornaliere del fratello tossicodipendente che è tutta la sua famiglia, e che passa le sue giornate tra la solitudine più sconfinata vissuta disegnando oppure ad interpretare il ruolo da buffone che gli viene dato dagli amici del bar. A dare una svolta alla storia è una ragazza, tramite lei in Pietro si accenderà qualcosa che sarà difficile spegnere.

Il regista è un giovane prodigio italiano, che si è fatto conoscere con pellicole come “I nostri anni” del 2000 e il più recente “Rata nece biti – la guerra non ci sarà” del 2009 vincitore del David di Donatello, che in “Pietro” ha strutturato la sua linea registica in maniera semplice e pulita, scandita da colori molto chiari, con mattini assolati seppur freddi in giro per la città e sere buie ma illuminate da una luce decisa.

Curatore anche della sceneggiatura, Daniele Gaglianone, ha delineato i personaggi rendendoli umani, forse troppo, perché ognuno è quel che è in questo film, senza pretese, i retaggi della finzione e dell’apparenza vengono lasciati fuori, senza alcuna difesa si mostrano al mondo in maniera totalitaria. La bravura è tutta degli attori, (i tre principali nella realtà compongono un trio comico), Pietro Casella, (Pietro), ha fornito un’ottima interpretazione d’attore, calandosi in maniera veritiera nella parte di un ragazzo problematico.

Scandita da musiche decise e profonde strutturate principalmente da un pianoforte, la pellicola non vanta grandi dialoghi, anzi a tratti può sembrare un film muto, a salvarla ci pensa il monologo finale del protagonista, che parla come non ha mai fatto in per tutta la storia. “Pietro” è inoltre in concorso nella sezione “Concorso Internazionale” della 63° edizione del Festival del Film di Locarno in programma fino al 14 agosto.

Sonia Serafini

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