Eco Del Cinema

Piede di Dio – Recensione

Un ritratto delicato e ironico di una realtà ben radicata nel nostro paese: il calcio, lo sport della speranza per molti ragazzi

Regia: Luigi Sardiello – Cast: Emilio Solfrizzi, Rosaria Russo, Filippo Pucillo, Luis Molteni, Paolo Gasparini, Guido Quintozzi, Antonio Stornaiolo, Antonio Catania, Elena Bouryka – Genere: Commedia, colore, 95 minuti – Produzione: Italia, 2008 – Distribuzione: Achab Film, Bunker Lab – Data di uscita: 28 agosto 2009.

piede-di-dio“Piede di Dio” di Luigi Sardiello è un prodotto indipendente ben confezionato, che prendendo a cornice il mondo del calcio, con il suo fitto sottobosco, racconta la realtà del nostro paese. La visione del film è quasi un guardare attraverso una finestra, i cui vetri attutiscono i rumori forti, il chiassoso teatro che è la nostra Italia, in uno scorrere di immagini che ben rappresentano i falsi valori imperanti.

In modo leggero ma incisivo, privo di orpelli, diretto, per questo a momenti quasi straziante, seppur mai perdendo brio e leggerezza, si racconta la storia dell’incontro di due anime, quella di Michele, osservatore di piccole squadre di provincia, che sogna di fare il grande colpo trovando un talento da sfruttare, e quella di Elia, diciottenne pugliese, che di talento ne ha in abbondanza, non ha mai sbagliato un rigore in vita sua, la cui mente però è quella di un bambino.

Michele rimane colpito dal talento di Elia, e dal guadagno che può trarne e convince la madre ad affidarglielo. Inizia così il viaggio della speranza, verso Roma, grandi procuratori, provini, famosi club. “Piede di Dio” si può considerare un novello film neorealista che ben sposa la passione per il calcio con l’arte del raccontare.

La fotografia e le riprese a tratti sono talmente reali da apparire quasi documentaristiche. Le immagini di una Puglia incontaminata vengono sovrapposte a quelle di una Roma che qui mostra solo lussi che non ci si possono permettere, come quelli di Michele, ed ambientazioni interne molto fredde, quasi a porre un incolmabile divario visivo tra la purezza di Elia, del suo mondo e della sua grande voglia di giocare a calcio, e dell’universo del calcio impuro, quello del business, corrotto, ormai allo sbando.

Non a caso il film è stato ambientato nel 2006, anno di calciopoli, ma anche anno della conquista della Coppa del Mondo: peccato e redenzione, speranza nella possibilità di affrancarsi dalle proprie debolezze, riscoprendo i valori veri, come la voglia di giocare con un pallone tra i piedi e basta, solo per il piacere di farlo.

Maria Grazia Bosu

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