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Per sfortuna che ci sei – Recensione

Divertente commedia francese di Nicolas Cuche sul tema della sfortuna

(La chance de ma vie) Regia: Nicolas Cuche – Cast: Virgine Efira, François-Xavier Demaison, Armelle Deutsch, Raphaël Personnaz, Yves Jacques, Brigitte Rouan, Thomas N’Gijol – Genere: Commedia, colore, 87 minuti – Produzione: Francia, Belgio, 2010 – Distribuzione: Moviemax – Data di uscita: 13 luglio 2011.

per-sfortuna-che-ci-seiJulien ha un problema serio: è un brillante consulente coniugale che non riesce a tenersi una donna per più di due settimane! La ragione? Da sempre porta sfortuna nera a tutte le donne che si mettono con lui: alcune finiscono in ospedale, altre vedono distrutta la loro carriera o la loro vita sociale. Tutte hanno solo una scelta: la fuga. Julien è peggio di uno specchio rotto e per Joanna non sarà una passeggiata, ma ogni regola ha la sua eccezione.

“La vita è una questione di fortuna”. Potrebbe essere riassunto così il film di Nicolas Cuche, ma detta in questo modo sembra quasi una frase fatta. Niente di più sbagliato se avete visto “Per sfortuna che ci sei”.

La sfortuna, la iella, la congiunzione negativa, sono gli ingredienti e i punti salienti di una commedia leggera e, perché no, piacevole, come quella del regista francese.

Non è importante il cast quasi sconosciuto in Italia: la sensazione è che ci siano tutti gli elementi per trascorrere in modo piacevole un’ora e mezza al cinema.

Cuche gioca sulle credenze, sulla superstizione, ed esagera, sempre in maniera divertente, sull’accanimento della cosiddetta sfortuna nera. E da qui equivoci ed episodi che si incastrano e divertono lo spettatore, che ha già intuito quali saranno i risvolti e pregusta, mentre i protagonisti ne sono inconsapevoli, l’arrivo di una scena “disastrosa”.

Un uomo può portare sfortuna? Secondo Nicolas Cuche la risposta è sì, ma forse anche no. Lo spunto interessante è la capacità di interpretare da diversi punti di vista episodi, vicende e la realtà in generale, senza soffermarsi soltanto sull’apparenza, ma guardando tutto con una punta di relativismo, perché la sfortuna, in realtà, potrebbe rivelarsi fortuna, come è successo a Joanna (Virginie Efira).

Gli attori protagonisti formano una coppia quasi perfetta: lei, Virginie Efira-Joanna, la donna indipendente, bella e intelligente, quella sempre corteggiata, che ovviamente ha un grande sogno nel cassetto; lui, invece, François-Xavier-Julien, l’uomo meno appariscente, brillante solo quando si parla del lavoro.

Sì, perché in questo bisogna essere onesti: Julien è un professionista, un “salvatore” di matrimoni. Consulente matrimoniale, riesce a recuperare le coppie più disperate con i suoi metodi poco ortodossi (sarà americano?) ma giustificati dal risultato.

Eppure la sua vita sentimentale non va proprio a gonfie vele, anzi, diciamo che è una tragedia continua perché, a quanto pare, sembra che porti sfortuna alle sue donne.

Una citazione di merito va anche a chi ruota intorno ai protagonisti: un grande, per non dire geniale, Raphaël Personnaz, nel ruolo di Messier Dupont, il classico stereotipo del designer francese, con tutti i difetti del caso (megalomania, egocentrismo e manie varie), sempre accompagnato dal suo alter ego in versione pappagallo; Thomas N’Gijol, nel ruolo di Vincent, migliore amico di Julien, sua spalla e compagno di sventure, voce di una coscienza non troppo convenzionale; Armelle Deutsch, la timida Sophie, collega e amica frustrata di Joanna, che vive quasi schiacciata dall’amica, senza farsi notare né riuscire ad emergere (almeno fino alla fine!), e infine Brigitte Rouan, la madre iper-moderna di Joanna, fuori dalle righe e, bisogna dirlo, assolutamente “poco mamma”.

Un gruppo ben assortito, in cui vengono rispettati stereotipi e chiché, in modo chiaro e amplificato. Non manca il riferimento alla società contemporanea di “Facce-Libro” vaganti, forse con un pizzico di critica nascosta dall’umorismo del regista.

Quando Julien decide di sparire e di andare a meditare in un monastero sperduto, prima del lieto fine, l’amico Vincent ne sostiene la scomparsa: “Julien non c’è più.. neanche su Facebook!”. Per la serie: non esisti (non esisti più, o non sei mai esistito). Brivido.

Serena Calabrò

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