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Party Girl – Recensione

Direttamente dall’ultimo Festival di Cannes, “Party Girl” un film coraggioso con una straordinaria attrice esordiente

Regia: Marie Amachoukeli, Claire Burger, Samuel Théis – Cast: Angélique Litzenburger, Joseph Bour, Mario Théis, Samuel Théis, Séverine Litzenburger – Genere: Drammatico, colore, 95 minuti – Produzione: Francia, 2014 – Distribuzione: BIM – Data di uscita: 2 ottobre 2014.

partygirllocandinaUn inno alla gioia di vivere anche quando la vita non è facile: questo è “Party Girl”, che ha inaugurato la sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes 2014, dove ha ottenuto la Caméra d’or per la Miglior Opera Prima con un trio di giovani registi, tutti allievi della scuola de La Fémis. I tre sono Marie Amachoukeli, Claire Burger e Samuel Theis, figlio dell’attrice protagonista Angélique Litzenburger.

Realtà e finzione si fondono in quest’opera assolutamente originale, dal momento che si racconta la storia personale dell’attrice protagonista, dove i suoi tre figli interpretano se stessi.

Gli occhi blu cielo, bistrati di nero e circondati di rughe aprono “Party Girl”, che segue la storia di questa donna di 60 anni che, alle soglie della vecchiaia, sta per cambiare vita. Dopo aver lavorato nei locali notturni e aver avuto quattro figli, di cui uno abbandonato, si sta per sposare con un vecchio cliente che dice di amarla.

Lo spettatore la segue in quelli che sono i suoi ultimi giorni seduta ad un bancone con l’eterna sigaretta in mano. Con lei, le sue amiche e colleghe più giovani, ma anche la sua famiglia; insieme preparano il matrimonio e vanno alla ricerca della figlia adolescente Cynthia, abbandonata in gioventù.

Curate le atmosfere notturne dei locali per soli uomini di Forbach, zona della Lorena ai confini tra Francia, Germania e Belgio. In questa chiave quasi documentaristica si inserisce un racconto tutto sommato piatto, solo sulle spalle della protagonista. In verità il lavoro è focalizzato su questa sorta di ragazzina mai cresciuta anche se invecchiata, ed è proprio lei a salvare una pellicola che è piena di ottimi spunti non utilizzati al meglio.

Quello che traspare nel ritratto di questa donna straordinaria è il contrasto tra un corpo e un viso provato dagli eccessi e la freschezza della sua anima. Nonostante la vita particolare che ha avuto, quando Angélique parla di amore con il figlio preferito sembra una adolescente alla sua prima cotta. Al contrario, i figli sono dei veri adulti, abituati a vivere di compromessi e amano la madre senza giudicarla in alcun modo. Al pari del promesso sposo, lo stagionato minatore Michel che è un bravo uomo, di cui la signora non è innamorata.

Senza rivelare molto, si può dire che Angèlique farà la sua scelta, anche se tormentata. Nella sua imperfezione, “Party Girl” è sicuramente da vedere, se non altro per la forza dell’interpretazione di Angélique Litzenburger. Con lei nel cast le figlie Severine e Cynthia e il figlio, anche coregista dell’opera, Samuel Theis.

Interessante, se visto in versione originale, il mix di lingue della zona in cui è girato.

Ivana Faranda

Party Girl – Recensione

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