Eco Del Cinema

Paradise – Recensione

Film cult degli anni Ottanta che racconta l’avventura sentimentale ed erotica di due giovani, fuggiti in luoghi esotici e lontani

Regia: Stuart Gillard – Cast: Phoebe Cates, Willie Aames, Richard Curnock – Genere: Sentimentale, colore, 100 minuti – Produzione: USA, 1982.

paradiseSe siete stati giovani all’inizio degli anni Ottanta, ma possiamo benissimo estendere il periodo di tempo anche agli anni Novanta, non potete non ricordare “Paradise”, pellicola di Stuart Gillard con Willie Aemes e Phoebe Cates, due promettenti attori che però sono rimasti tali per tutta la vita (dato che non hanno mai avuto una grande carriera).

Un cult erotico che, molti anni prima di Internet, ha fatto sognare gli adolescenti di mezzo mondo. Del resto ha insegnato, volendo esagerare e attribuire meriti che non sono propri del cinema, ad essere sessualmente liberi anche ai minorenni. La storia, una di quella da vedere di nascosto dai genitori magari durante i pigiama party (così vintage adesso!), è quella di una giovane ragazza inglese che nel 1823 si ritrova a Baghdad con la famiglia sterminata da un gruppo di barbari.

Per questo viene adottata da un mercante di schiavi, ma sulla via di Damasco (capita tutto sulla via di Damasco!) si imbatte nel giovane cupido riccioluto americano, che la salverà conducendola nella giungla. Qui il giovane le farà scoprire le gioie del sesso.

I protagonisti, novelli Adamo ed Eva, retrocedono indietro nel tempo adeguandosi perfettamente a vivere a contatto con la natura. Cercando di bissare il successo del capostipite di queste pellicole con due soli protagonisti felici ed innamorati e fuori la civiltà (stiamo parlando di “Laguna Blu”), “Paradise” si caratterizza solo per le scenografie vistosamente finte e per il sapore di visto e rivisto.

Poco o niente altro da aggiungere, se non appunto che fino all’avvento di Internet tutti gli under quindici hanno almeno una volta pensato di rimanere soli con l’amata/o in quella splendida isola deserta esotica ed erotica. Se è rimasta qualcosa negli Annales del cinema è certamente la colonna sonora, cantata dalla stessa protagonista della pellicola.

Fabiana Girelli

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