Eco Del Cinema

Page Eight – Recensione

Spy – story retrò, asciutta e lineare, presentata al Festival Internazionale del Film di Roma 2011

Regia: David Hare – Cast: Bill Nighy, Rachel Weisz, Michael Gambon, Ewen Bremner, Ralph Fiennes, Felicity Jones, Saskia Reeves, Judy Davis, Holly Aird, Tom Hughes – Genere: Thriller, colore, 99 minuti – Produzione: Gran Bretagna, 2011.

pageeigthSpy story d’altri tempi, confezionata con grande maestria da David Hare; la pellicola ricorda i film girati durante la guerra fredda, che hanno segnato per due decenni la cinematografia mondiale, in particolar modo quella anglosassone.

Nei film di questo genere ciò che conta non è tanto l’espediente narrativo, quanto l’evolversi umano dei personaggi, che inesorabilmente si trovano soli contro il mondo, senza più sapere di chi fidarsi. Il protagonista, un veterano dei servizi segreti britannici, Johnny Worricker, interpretato da un Bill Nighy in stato di grazia, si barcamena tra il lavoro e i rapporti famiiari, specialmente con la figlia, un’artista inquieta interpretata da Felicity Jones. Comincia in modo apparentemente casuale uno strano rapporto di amicizia con la sua vicina di casa, l’attivista politica Nancy Pierpan, interpretata da Rachel Weisz. Proprio quando in ufficio arriva un documento top secret, che alla pagina otto contiene scomode rivelazioni sull’attività del primo ministro inglese, un cupo Ralph Fiennes, il suo superiore e migliore amico Benedict Baron, interpretato da Michael Gambon, muore improvvisamente. Inizia così per Johnny una lunga serie di eventi, nel susseguirsi dei quali non è più sicuro del ruolo di tutte le persone che incontra sulla sua strada.

Il film è ben girato, ben scritto e ben recitato, ma una lentezza inadeguata ai tempi cinematografici odierni la potrebbe rendere poco appetibile ad un pubblico di massa, più propenso a scegliere pellicole spy-action, con più inseguimenti e sparatorie. Hare mostra, con cruda naturalezza, come le ragioni della politica cerchino di prevalere su correttezza e moralità; storia vecchia ma sempre attuale. Una recitazione misurata, mai sopra le righe, rende il racconto credibile, e la strana coppia Nighy-Weisz funziona più che bene.

Daniele Battistoni

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