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Non avere paura del buio – Recensione

Guillermo del Toro dirige il remake di un cult horror della sua infanzia con buon atmosfera ma pessima recitazione. E all’appello finiscono per mancare i brividi

(Don’t Be Afraid of the Dark) Regia: Troy Nixey – Cast: Katie Holmes, Guy Pearce, Bailee Madison, Alan Dale, Jack Thompson, Eliza Taylor-Cotter, Julia Blake, Edwina Ritchard, Dylan Young, Emelia Burns, Nicholas Bell, Garry McDonald, Lisa N Edwards, James Mackay, Gabriela Iturrizaga, Ande Orbach – Genere: Horror, colore, 99 minuti – Produzione: USA, Australia, 2011 – Distribuzione: Lucky Red – Data di uscita: 13 gennaio 2012.

nonaverepauradelbuio-locAbituati ormai come siamo a film horror estremi che sguazzano nello splatter strizzando spesso l’occhio alla vita reale, ritrovarsi in sala a gustarsi un film del genere “haunted house” che strizza l’occhio ai film della Hammer e più in generale agli horror di derivazione gotica a cavallo tra i 70 e gli 80 poteva rappresentare una buona occasione per tornarsi a spaventare con fantasmi, voci dal profondo ed esseri malefici.

Non a caso questo “Non aver paura del buio” è un remake di un prodotto televisivo del ‘73 che, a suo dire, avrebbe turbato a lungo i sonni di Guillermo del Toro, profeta del fantasy horror moderno, qui in veste di produttore, ma chiaramente deus ex machina di tutta l’operazione. E chi meglio di lui sarebbe stato in grado di guidarci alla scoperta della dimora infestata con gli occhi della piccola e problematica Sally, spedita a Providence (esplicito omaggio a Lovecraft) dalla madre californiana per stare con il padre architetto e la sua nuova compagna. La villa, teatro di tremendi fatti di sangue in un lontano passato, nasconde nelle sue viscere degli orribili esseri che si nutrono di denti umani, preferibilmente molto giovani, e che inconsapevolmente Sally riporterà alla luce.

Più che l’atmosfera, soprattutto nella prima parte azzeccata e con un prologo da pelle d’oca, quello che più danneggia “Non avere paura del buio” è la pessima verve recitativa di Guy Pearce e Katy Holmes, solo in parte bilanciata dalla bravura della piccola Bailee Madison. La sceneggiatura senza guizzi ed il calo di tensione, inevitabile in queste pellicole, quando le creature del buio da striscianti e sibilanti si mostrano in tutto il loro essere figlie della CGI, un incrocio tra delle scimmiette dispettose e le orrende creature di “The Descent”. Finale che non emoziona né spaventa. Sarà perché conscio del mediocre risultato complessivo che il buon Guillermo ha scelto di non firmarne la regia?

Vassili Casula

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