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Neve – Recensione

Un noir atipico, il pericoloso intreccio di due vite in bilico e una misteriosa missione da portare a compimento

Regia: Stefano Incerti – Cast: Roberto De Francesco, Esther Elisha, Massimiliano Gallo, Antonella Attili, Angela Pagano – Genere: Drammatico, colore, 90 minuti – Produzione: Italia, 2013 – Distribuzione: Microcinema – Data di uscita: 11 Dicembre 2014.

neveSullo sfondo il candore della neve, ammaliante e allo stesso tempo ostile. Nella strada ghiacciata di un indeterminato paese di provincia, due esistenze umane si incrociano in seguito a una circostanza fortuita, per rimanere poi indissolubilmente legate. Due vite che, all’apparenza, non potrebbero essere più lontane di così: quella di Donato, pellegrino misterioso alla ricerca di qualcosa, e quella di Norah, seducente e disinibita pupa del boss locale. Quando Norah viene scaricata brutalmente sull’asfalto, a soccorrerla è proprio Donato; si avvia qui un processo di conoscenza reciproca che sembra inizialmente non potersi prolungare, essendo le due personalità in così evidente contrasto, per rivelarsi poi fecondo latore di un’attrazione corrisposta.

Il movente che spinge Donato a cercare senza tregua si svela a poco a poco, e lo spettatore è guidato nella scoperta dalla prospettiva di Norah, che sceglie di seguirlo. Ciò che viene a costituirsi è un noir del tutto fuori dagli schemi di genere, sebbene se ne riprendano degli stereotipi: c’è l’ombroso trafficante – nella fattispecie il protagonista -, la femme fatale, il gangster di zona. Eppure, è un noir che, rispetto al canone, procede per sottrazione: la morte aleggia nell’aria, ma non si consuma; sembra che al fine di tutto ci sia una questione di denaro, prodotto di una rapina avvenuta molti anni prima, ma questo elemento narrativo, che dovrebbe essere il fulcro dell’evolversi della vicenda, viene lasciato a covare nell’ombra, mentre ad occupare la scena è lo sviluppo ambiguo e graduale della relazione tra i due protagonisti: a prevalere è l’aspetto umano, con la sua deriva psicologica che si accentua al passo con i dialoghi, scarni e refrattari al principio, gradualmente sempre più ampi e disinvolti.

Lo stile registico asciutto e inflessibile di Stefano Incerti lavora molto sui volti delle due figure principali, a delineare fisionomie capaci di evolversi nel percorso narrativo, in modo da restituire la progressiva e spontanea apertura dell’uno verso l’altro. Le inquadrature sono piuttosto fisse, pochi i movimenti della macchina da presa: a dominare la scena il paesaggio innevato, le strade ghiacciate, il rigore dell’inverno; il contesto di svolgimento della storia assurge così a una funzione fondamentale, si eleva dalla posizione di semplice accessorio per divenire parte strutturale del racconto: uno specchio dell’anima per i due protagonisti, colti in un momento dell’esistenza dai contorni assai incerti, in una fase di passaggio potenzialmente pericolosa – smarriti nella pallida proiezione di un futuro incerto e ghermiti dalla necessità di prendere decisioni critiche nell’ostico presente.

“Neve” è un esperimento interessante, capace di giocare con il senso di attesa determinato da una struttura narrativa tipica e allo stesso tempo di coniugare ad esso un elemento umano forte, sviluppato, mediante un’oculata gestione delle diverse fasi di tensione, nel doppio senso dello scandaglio psicologico e della dinamica relazionale.

 Marco Donati

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