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Nemico pubblico N. 1 – L’ora della fuga (Parte 2) – Recensione

Seconda parte del film dedicato al genio del crimine Jacques Masrine, interpretato da Vincent Cassell

(L’Ennemi Public n.1) Regia: Jean-François Richet – Cast: Vincent Cassell, Ludivine Sagnier, Mathieu Amalric, Gèrard Lanvin, Samuel Le Bihan, Olivier Gourmet, Georges Wilson, Myriam Boyer – Genere: Biografico, colore, 130 minuti – Produzione: Francia, Canada, 2009 – Distribuzione: Eagle Pictures – Data di uscita: 17 Aprile 2009.

nemico-pubblico-n-1-l-ora-della-fugaChi è in realtà Jacques Masrine? Un criminale, un gangster, un uomo assetato di potere. Un uomo consapevole del fatto che, con il suo stile di vita, non può permettersi il lusso di pensare di poter invecchiare. Un uomo che sa quello che vuole, che alla domanda “perché fa tutto questo?” risponde angelicamente, quasi stesse dicendo quanti anni ha, “per i soldi”. “Nemico Pubblico N.1 – L’ora della fuga”, seconda parte del film di Jean-François Richet, torna a tracciare il profilo già iniziato nella prima parte di Jacques Masrine, gangster degli anni ’70 francesi, diventato famoso in tutto il mondo.

Masrine, di ritorno dal suo esilio canadese, si muove in una Parigi bellissima e pericolosa, che vuole dominare e per ottenere questo controllo, surrogato del potere che ha sempre voluto, comincia una vera e propria lotta con la polizia, facendo impazzire il commissario Broussard, prendendosi gioco di lui, sfuggendogli anche quando sembra che non ci sia via di uscita. Alleato con un killer senza scrupoli, si mette d’impegno nel portare a termine una serie di rapine che lo portano di nuovo in prigione. Incontra François, una sorta di alter ego, e insieme studiano un modo per tornare in libertà.

Evade di prigione due volte, si muove come un signore per le vie della città, gonfio del proprio orgoglio e della propria arroganza. Gioca, in modo vincente, con i media, sottomettendoli alla propria causa: sé stesso. Tutto al mondo – e in modo particolare a Parigi – sembra essere al suo servizio, pronto ad essere usato. Un montaggio frenetico e alternato, con ampie panoramiche che svelano gli sforzi delle forze dell’ordine per catturare quest’uomo che sembra saperne sempre una più del diavolo, accompagna lo spettatore in una visione febbrile, movimentata, fatta di improvvise esplosioni e fughe acrobatiche.

La vicenda di Masrine, allora, perde le sembianze di un biopic interessato a scavare nell’anima del personaggio per diventare uno spettacolo pirotecnico, che si svolge al ritmo delle detonazioni e che corre sulla pellicola di pari passo con gli inseguimenti rocamboleschi. Ma tra le righe di queste scene action, si nasconde la consapevolezza di una persona che è diventata solo la caricatura di ciò che voleva essere: un uomo eccessivo, sulle righe, troppo arrogante, ma consapevole di aver intrapreso un vicolo cieco che non prevede dietrofront di nessun genere.

Vincent Cassell torna davanti la macchina da presa, con venti chili che gravano sul suo fisico, altrimenti asciutto, ma che non ne deturpano il fascino, né tantomeno la bravura. Il personaggio di Masrine, più febbrile, ironico e attivo in questo secondo capitolo, diventa ancora di più il cardine della storia, mettendo in ombra tutti gli altri personaggi, che finiscono per essere delle semplici comparse in un one-man-show che prevede un solo, unico, indimenticabile protagonista.

Erika Pomella

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