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Nemico Pubblico N.1 – L’istinto di morte – Recensione

Vincent Cassel nei panni del ladro e assassino Jean-François Mesrine, famoso negli anni ‘70

(L’instinct de mort) Regia: Jean-François Richet – Cast: Vincent Cassel, Cécile de France, Gérard Depardieu, Roy Dupuis, Gilles Lellouche, Elena Anaya, Michael Duchaussoy, Anne Boyer – Genere: Azione, colore, 110 minuti – Produzione: Canada, Francia, Italia, 2008 – Distribuzione: Eagle Pictures – Data di uscita: 13 marzo 2009.

nemico-pubblico1Si può raccontare in un solo film la vita di un reale nemico pubblico degli anni ’70 come Jacques Mesrine, ladro e rapitore, assassino almeno trentanove volte e per due volte evaso di prigione? Jean-François Richet, il coraggioso regista della doppietta di film “Nemico pubblico n.1”, pensa di no e per questo ha scelto di dividere la storia in due parti di quasi due ore ciascuna, la prima delle quali giunge al cinema a metà marzo, mentre la seconda sarà sui grandi schermi a metà aprile prossimo.

Questa prima parte ha inizio con la fine di Mesrine (Vincent Cassel), ucciso nel traffico di Parigi, e da lì si torna, circolarmente, alla gioventù del gangster, tra la guerra in Algeria e i tre figli. Nervoso e scattante, il film scorre sotto gli occhi con la mobilità e l’azione degna dei classici americani del genere, senza lasciare pausa allo spettatore per riprendersi dall’agghiacciante realtà dei fatti narrata.

Cassel si cala nel personaggio a perfezione, anche se le spettatrici rimpiangeranno di certo quel sovrappeso evidente, e Depardieu, leone anziano ed esperto, gli fa da eccellente controparte. Acuta anche la scelta delle location di ripresa, che sono per larga parte quelle in cui i fatti si sono realmente svolti. Dopotutto, il regista confessa di non aver dovuto rileggere in alcun modo i fatti per adattarli al grande schermo, perché la vita del protagonista era già di per se stessa incredibile e adatta.

Quel che rimane a chi guarda, quando l’adrenalina scende, è l’incessante domanda su perché Mesrine abbia scelto di condurre così la propria vita: domanda a cui non si ottiene risposta e, se il tutto è stato ben costruito da Richet, non la si troverà nemmeno al termine dell’intero percorso.

Claudia Resta

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