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My Old Lady – Recensione

Non c’è età per elaborare il passato. Quanto profondamente può segnarci l’infanzia che abbiamo avuto?

Regia: Israel Horovitz – Cast: Maggie Smith, Kevin Kline, Kristin Scott Thomas, Dominique Pinon, Francis Dumaurier, Anouk Dutruit – Genere: Commedia drammatica, colore, 106 minuti – Produzione: USA, Francia, 2014 – Distribuzione: Eagle Pictures – Data di uscita: 20 novembre 2014.

my-old-ladyCon “My Old Lady” il navigato e acclamato drammaturgo Israel Horovitz esordisce alla regia con un godibile e delicato comedy drama dal cast stellare.

Kevin Kline è Mathias, newyorkese nullatenente alle soglie dei sessanta che alla morte del padre riceve in eredità un appartamento a Parigi. Pronto a vendere e incassare i liquidi che tanto gli servono, una volta sul posto si trova di fronte a uno spiacevole inconveniente: l’appartamento è sotto contratto ‘viager’.

Peculiare modus operandi francese, il contratto ‘viager’ fornisce la possibilità di comprare un immobile a basso prezzo con il vincolo che se ne entri in possesso effettivo solo alla morte dell’inquilino. E, clausola non da poco, fino ad allora il nuovo proprietario è tenuto a versargli a una cifra mensile.

L’anziana Madam Girard (interpretata da una formidabile Maggie Smith) vive nella casa con la figlia Clohè (Christine Scott Thomas) e non hanno alcuna intenzione di andarsene, per lo meno non fino alla morte della madre.

Mathias si rende conto con orrore di aver ereditato appartamento e anziana in un colpo solo e, non avendo altro posto dove andare, si trova costretto a una convivenza forzata, mentre tenta disperatamente di trovare una soluzione alternativa per sbarazzarsi delle due.

L’atipica convivenza di questo singolare trio si rivela inaspettatamente bizzarra e divertente e finisce con lo scandagliare ricordi e rimpianti che portano a galla traumi irrisolti e rancori mal celati dei protagonisti, tramutando l’esperienza in qualcosa di più simile a un complesso e profondo confronto familiare.

“My Old Lady” sembra navigare nel regno del tema delle conseguenze, scegliendo di posare lo sguardo per una volta non su quelle scelte di pancia, fatte per seguire il cuore, ma su cosa viene dopo; su quali effetti producono le nostre azioni e su quanti detriti lasciamo dietro di noi.

Il dilemma centrale che sembra affiggere i protagonisti è proprio quello legato all’elaborazione del passato ma la pellicola si spinge oltre, in un territorio poco consueto: quello dell’elaborazione del dolore dell’infanzia.

Non sembra esserci età per elaborare il dolore che ci hanno più o meno intenzionalmente causato i nostri genitori, e il film sembra suggerire quanto sia difficile ed estenuante liberarsi da certi fantasmi, spesso e volentieri talmente presenti da condizionare profondamente il corso delle nostre vite, proprio come accade ai nostri protagonisti.

È questo un tema interessante da sviluppare, se non fosse che la pellicola sembra toccarlo solo in superficie e poi allontanarvisi per non compromettere un’opera i cui toni sono tutt’altro che drammatici.

Adattamento cinematografico dell’omonima commedia teatrale, “My Old lady “risente forse di quei già noti limiti di trasposizione dal palco allo schermo: non vanta una trama spiccatamente originale e talvolta sembra concedersi dei tempi leggermente lunghi, ma il ritmo dei dialoghi rende piacevole la visione così come l’ottima interpretazione del cast.

A parte qualche eccesso dai toni vagamente melò che viene però sapientemente compensato da uno humor raffinato che corre lungo tutta la pellicola, “My Old Lady” è una storia delicata e toccante dal gusto molto europeo che si apprezza e regala due ore piacevolissime. Un film che non ha la pretesa di strafare e resta sempre misurato e poco pretenzioso, comunque una boccata d’aria fresca nel panorama cinematografico odierno.

Eleonora Bordi

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