Johnny Depp con i baffi in una commedia dal tono esagerato e poco originale
Regia: David Koepp – Cast: Johnny Depp, Gwyneth Paltrow, Ewan McGregor, Olivia Munn, Paul Bettany – Genere: Commedia, colore, 107 minuti – Produzione: USA, 2015 – Distribuzione: Adler Entertainment – Data di uscita: 19 febbraio 2015.
Commedia dai toni accesi, esilaranti ai limiti del grottesco e in alcuni tratti sin troppo accentuati, “Mortdecai” mantiene dall’inizio alla fine un ritmo tambureggiante. La spirale narrativa accoglie e mescola scene d’azione e siparietti comici in uno stile ironico di matrice inglese, ma questo stile risulta sotto alcuni aspetti più vicino alla “crudele” ingenuità del teatro di marionette piuttosto che al mordace british humour; a ciò, del resto, contribuisce il fatto che la regia e due terzi della triade di attori principali (David Koepp, Johnny Depp e Gwyneth Paltrow) siano americani, con il terzo (Ewan McGregor) che è invece scozzese: il risultato è un’esagerazione tendente alla caricatura dello stile comportamentale inglese, con l’affiorare a volte scomposto e disorganizzato di stereotipi poco camuffati.
Johnny Depp veste i panni di Charlie Mortdecai, un mercante d’arte ricco con due baffi assai notevoli e con l’atteggiamento da sbruffone; la presenza di una moglie costante e paziente non gli impedisce di condurre una vita dissoluta e borderline. Appena alzato il sipario, infatti, le conseguenze di questa vita si fanno sentire: Mortdecai deve una cifra immensa al governo britannico a causa dell’evasione fiscale perpetrata negli anni, e si ritrova così sull’orlo del baratro finanziario. In virtù della sua esperienza nel mondo dell’arte viene “arruolato” dai servizi segreti dell’MI-6 per ritrovare un quadro di Goya svanito nel nulla: all’interno del quadro c’è il codice di decriptazione di un conto bancario nel quale si pensa sia stata riversata la somma imponente di un tesoro nazista.
Si avvia così un’altalena di sequenze narrative che trasportano convulsamente il protagonista da una parte all’altra del mondo, tra Londra, Mosca e Los Angeles, all’inseguimento del percorso intrapreso dal dipinto sequestrato. Nel tumultuoso vortice che si viene ad innestare, Mortdecai si tiene aggrappato a un fragilissimo equilibrio tra il desiderio di portare a compimento la missione e le pressioni esercitate da un gruppo di russi che gli danno la caccia, dai servizi segreti inglesi che pretendono risultati immediati e dalla moglie che vuole evitare che la situazione precipiti.
Il taglio registico è frenetico, a supporto della struttura narrativa veloce e cumulativa che si sviluppa in una consequenzialità percussiva di scene; ma è anche, a modo suo, posato e stilizzante: il lavoro sul dettaglio è molto curato, e la centralità delle figure nelle inquadrature tende ad esaltare i particolari. Gli effetti di questa cura raffigurativa, però, possono risultare deteriori in quanto tendenti all’enfatizzazione delle eccessive interpretazioni attoriali, in primis quella di Johnny Depp, eccessivamente istrionico e piuttosto scontato nell’esagerazione dei tratti parodistici.
Marco Donati