Eco Del Cinema

Moonrise Kingdom – Una fuga d’amore – Recensione

Storia d’amore tenera e surreale quella che propone Wes Anderson, in un film che stupisce ed incanta per la poesia che riesce a trasmettere

(Moonrise Kingdom) Regia: Wes Anderson – Cast: Bruce Willis, Edward Norton, Bill Murray, Jason Schwartzman, Frances McDormand, Tilda Swinton, Jared Gilman, Kara Hayward – Genere: Drammatico, colore, 94 minuti – Produzione: USA, 2012 – Distribuzione: Lucky Red – Data di uscita: 5 dicembre 2012.

moonrisekingdomunafugadamoreIl visionario Wes Anderson, di cui ci piace ricordare “I Tenenbaum” e “Le avventure acquatiche di Steve Zissou”, rimane fedele a se stesso, portando sullo schermo una storia romantica carica di magia ed immaginazione.

È il racconto di un primo amore, quello tra Sam e Suzy, che porterà i due giovanissimi ragazzi a vivere un’estate avventurosa, in cui sono pronti a tutto in nome del loro amore.

Siamo negli anni sessanta, su un’isola al largo delle coste del New England, in un paese immaginario, quello in cui vive Suzy, nei pressi del quale è situato un campo scout, dove Sam trascorre l’estate.

L’amore tra Sam e Suzy scombussolerà gli equilibri dei paesino costiero, costringendo gli abitanti a fare anche i conti con se stessi.

La ricostruzione meticolosa degli oggetti in uso in quegli anni, dei costumi e degli arredamenti, dona al film più che un sapore retrò, facendo fare allo spettatore un vero e proprio tuffo nel passato, creando la giusta ambientazione in cui far muovere i personaggi.

La storia è comunque universale, come lo è l’amore, e potrebbe svolgersi in qualsiasi luogo e in ogni tempo, ma come non apprezzare i vestitini di Suzy, o le sue ‘scarpe della domenica’, per non parlare del giradischi portatile, vera icona dell’epoca.

Anderson, come pochi, sa costruire tutto un mondo in cui far muovere i suoi personaggi, che ha delineato con grande cura, aiutato da Roman Coppola, con cui ha già collaborato per “Il treno per Darjeeling”. I due hanno costruito una struttura narrativa che sostiene ampiamente le immagini, in cui ogni battuta è carica di significato, nonostante la leggerezza del racconto, fondendo ad arte romanticismo, divertimento e avventura.

Le immagini che hanno il gusto delle foto d’epoca, gli oggetti, e non gli attori, diventano protagonisti, quasi a volerne sottolineare la presenza non casuale, che travalica l’essere puro oggetto per diventare simbolo di un tempo che non c’è più; le musiche di Alexandre Desplat completano il quadro.

Un cast di sole star è un ulteriore valore aggiunto: si spazia da un ‘abbruttito’ Bruce Willlis, al fedele Bill Murray, al bravo Edward Norton che non si è dimenticato come si interpretano i ‘buoni’, dopo tanti ruoli da ‘uomo senza scrupoli’, alla deliziosa Frances McDormand, adorabile moglie di Sean Penn in “This Must Be The Place” del nostro Sorrentino, senza dimenticare il poliedrico Bob Balban che funge da interprete-narratore.

Ma nonostante il cast stellare il punto di forza della pellicola sono i due protagonisti, al loro debutto davanti alla macchina da presa, Jared Gilman e Kara Hayward, una scommessa vinta da Anderson, che ha fortemente voluto due esordienti, per poter arricchire la pellicola della loro spontaneità e naturalezza.

I due ragazzi, che hanno incantato Venezia, dove il film ha aperto il Festival, hanno un talento innato, e l’amore con cui regista e attori veterani li hanno seguiti sul set hanno fatto il resto; Anderson, li ha persino coinvolti nella visione dei giornalieri, e per due ‘quasi bambini’, che non sapevano neppure che i film non si girano in sequenza, non è cosa da poco.

Meno male che, in un mondo di sequel, prequel e remake, c’è ancora qualcuno che ama intrattenere il pubblico con idee sempre nuove ed affascinanti.

Maria Grazia Bosu

Articoli correlati

Condividi