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Mongol – Recensione

La figura del mitico Gengis Khan raccontata dall’infanzia alla maturità, tra sofferenze e sentimenti

Regia: Sergej Bodrov – Cast: Tadanobu Asano, Honglei Sun, Khulan Chuluun, Odnyam Odsuren – Genere: Storico, colore, 120 minuti – Produzione: Kazakhistan, Russia, Germania, 2007 – Distribuzione: Bim – Data di uscita: 9 maggio 2008.

loc-MongolVolontà, Destino, Amore. Sono questi gli ingredienti del film “Mongol”, che tratta della storia di Temugin fino alla sua trasformazione: il racconto della genesi di Gengis Khan. Tra mito e storia la narrazione procede dal Temugin bambino che a soli 9 anni deve scegliere la sua futura sposa; la scelta ricade sulla decisa e impertinente Borte, di un anno più grande di lui, sancendo un binomio indissolubile che lo accompagnerà per tutta la vita.

Il film sottolinea la durezza di quel tipo di esistenza, ma non tralascia le argute sottigliezze e la profondità dei sentimenti dei rapporti umani, tra padre, madre, figli, mogli, amici. Le scelte da prendere sono spesso dure, ma la decisione del nostro protagonista non vacilla mai; la sua sicurezza deriva dalla sua autoconsiderazione di predestinato e dal suo visionario rapporto con la vita.

I luoghi del film sono un inno alla sfrenata idea di libertà mongola, le scene delle battaglie esaltano godendo della partecipazione degli esperti stuntmen kazaki e kirghisi, le musiche riflettono la spiritualità dei territori evocati.

Il regista russo Sergei Bodrov ha rischiato (scelta poi premiata) con le decisioni del cast: si è affidato all’attore giapponese Tadanobu Asano (Temugin) e a quello cinese Honglei Sun (Jamukha), che hanno magistralmente interpretato il loro rapporto fratello-nemico, e alla non professionista studentessa mongola Khulan Chuluun per il delicato ruolo di Borte. Un film in cui si respira il vento, si perde lo sguardo in spazi sconfinati, si ama, si soffre, ma soprattutto ci si sente liberi…

Massimo Racca

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