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Molto forte, incredibilmente vicino – Recensione

“Molto forte, incredibilmente vicino”: un viaggio nel dolore alla ricerca di un segreto per ritrovare la speranza

(Extremely Loud and Incredibly Close) Regia: Stephen Daldry – Cast: Tom Hanks, Sandra Bullock, Thomas Horn, Max von Sydow, Viola Davis, John Goodman, Jeffrey Wright – Genere: Drammatico, colore, 129 minuti – Produzione: USA, 2012 – Distribuzione: Warner Bros Italia – Data di uscita: 23 maggio 2012.

moltoforteincredibilmentevicinoIn un mondo pieno di tensioni, paure, sospetti e privazioni, l’universo fatato nel quale si rifugiano un padre e suo figlio ha il sapore di una consapevole evasione dalla realtà. La meraviglia e lo stupore della scoperta, dell’indagine e della ricerca, è l’insegnamento principale che Thomas Schell (Tom Hanks) cerca, con costanza, di impartire a suo figlio Oskar (Thomas Horn) di nove anni. Ma quando il genitore perde la vita nel “giorno più brutto”, come viene chiamato dal ragazzino l’11 settembre 2001, il suo mondo si sgretola in mille pezzi; la sua esistenza, fatta di giochi ed avventure immaginarie in giro per il mondo, sotto lo sguardo vigile di una “guida” eccellente, diventa un susseguirsi di fobie e ansie incontrollate nei confronti di tutto ciò che lo circonda. L’immenso amore riversato dalla madre Linda (Sandra Bullock) e la nonna (Zoe Caldwell), non consente ad Oskar di comprendere sino in fondo le ragioni di ciò che è successo, del perché il dolore rimanga così attanagliato alle sue membra. A quel punto l’unico modo che ha per superarlo sembra essere quello di risolvere l’ultimo enigma che gli ha lasciato suo padre: una chiave contenuta in una busta gialla con su scritto la parola Black, nascosta all’interno di un vaso blu, ha per il ragazzo il significato di una sfida. Cosa apre questa chiave e quale segreto nasconde? Interrogativi che Oskar vuole assolutamente risolvere e per farlo intraprende una titanica ricerca nei distretti di New York di tutti coloro che portano il cognome Black, nella speranza di scoprire la verità.

Tratto dall’omonimo romanzo di uno dei più grandi scrittori contemporanei, Jonathan Safran Foer (autore del best seller “Ogni cosa è illuminata”), “Molto forte, incredibilmente vicino” è diretto dal tre volte candidato all’Oscar come Miglior Regista (“Billy Elliot”, 2000; “The Hours”, 2002; “The Reader – A voce alta”, 2008) Stephen Daldry, autore dall’incredibile delicatezza ed onestà intellettuale. A dispetto di una storia, quella del romanzo, che utilizza delle digressioni (le lettere dei nonni che raccontano la loro infanzia a Dresda e l’inizio della Seconda Guerra Mondiale) per sottolineare che dolore, morte e distruzione costituiscono un tremendo filo rosso fra passato e presente, il film decide di concentrarsi sulle personalità dei personaggi lasciando volontariamente in ombra le ragioni per le quali certe tragedie accadano. Perché uno sconosciuto si schianta con un aereo contro una torre ed uccide delle persone che non ha mai incontrato nella sua vita? Ed è, forse, proprio questo il motivo per cui il dolore di Oskar, invece che scemare cedendo il passo alla rassegnazione, diventa ogni giorno più forte ed incontrollato, insieme ad un profondo senso di colpa.

La ricerca del segreto celato nella chiave diventa un intenso viaggio per i cinque distretti della Grande Mela, dove l’incontro con tante persone così diverse culturalmente, è quel lascito fondamentale (ed involontario) da parte di un padre nei confronti del proprio figlio. Ad accompagnare Oskar in questo viaggio verso la conoscenza, un uomo singolare e “silenzioso” che ha il volto di un magnifico Max Von Sydow (candidato all’Oscar come Miglior Attore non Protagonista).

Daldry, conosciuto per le sue capacità narrativo-registiche sobrie e più propense ad asciugare che abbellire con inutili fronzoli e virtuosismi le inquadrature, stavolta eccede nell’indugio, soprattutto in quelle sequenze dove c’è già di per sé l’aspetto commovente, dato dalla vicenda, dilatando eccessivamente la storia.

Sonia Serafini

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