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Menocchio: il racconto del regista Alberto Fasulo

Alla Casa del Cinema di Roma si è tenuta l’anteprima e la conferenza stampa del film “Menocchio”, una produzione indipendente diretta dal regista Alberto Fasulo, che ha raccontato, insieme al protagonista Marcello Martini, il suo modo di concepire l’arte cinematografica e il senso che vuole trasmettere con questa sua nuova opera.

Alberto Fasulo e la sua idea di cinema e del suo “Menocchio”

Menocchio - immagine Presentato per la prima volta al Festival di Locarno, “Menocchio” è l’ultima opera dal sapore dissacrante messa in scena dal regista Roberto Fasulo, noto nel panorama cinematografico italiano prevalentemente per i suoi documentari.

“Menocchio” è un film “storico” di un nuovo genere, una sorta di scorcio epidermico su un mondo a ben vedere non poi così lontano dal nostro. Come ha dichiarato Fasulo, nel corso dell’incontro che si è tenuto presso la Casa del Cinema di Roma, la sua intenzione non è mai stata quella di produrre un film storico ma bensì di vivere la realizzazione di “Menocchio” come una sfida verso questo genere, creare un cortocircuito con la realtà e spostare l’attenzione del pubblico verso il valore estrinseco del personaggio storico al centro del suo film.

Roberto ha raccontato di essere rimasto affascinato sin da giovanissimo dalla figura di Menocchio, un personaggio atipico e complesso che si annida nell’immaginario del suo Friuli natale. Alberto Fasulo ha deciso così di dargli un volto. Il volto che è stato scelto dal cineasta è quello di Marcello Martini un attore non professionista anche lui di origine friulana.

“Menocchio” è il racconto di un uomo, un semplice mugnaio, Domenico Scandella che, nel 500, è stato condannato per eresia dalla chiesa cattolica romana, minacciata dall’avanzare della riforma protestante. Un uomo che avrebbe potuto tranquillamente perdersi nell’anonimato della storia è invece diventato uno dei simboli della lotta ai poteri prestabiliti e un esempio di moralità.

La scelta del luogo delle riprese – come ha sottolineato il regista – non è dipesa solo da ragioni di tipo storiografiche ma bensì anche per un legame personale del regista con queste terre alle quali deve i suoi natali.

“«Menocchio» non rappresenta il mio modo di staccarmi dal cinema odierno, ma piuttosto quello che io vorrei vedere al cinema”. Con queste parole Alberto Fasulo ha descritto la sua visione del cinema attuale ma soprattutto ha sottolineato la posizione che vuole occupare nel panorama cinematografico italiano. Infatti, “Menocchio”, oltre a essere stato un progetto per il quale ci sono voluti quasi 5 anni di lavori preliminari, si presenta anche in ambito distributivo come una produzione autoriale rivolta prevalentemente a un pubblico di nicchia.

Menocchio: la scelta di Marcello Martini come protagonista

“Appena ho visto Marcello ho da subito capito che era la persona giusta”. Fasulo ha introdotto così durante la conferenza stampa, il protagonista del suo lungometraggio: Marcello Martini, operaio dell’Enel e scultore di pietra è il volto di questo film. Estremamente commosso durante l’incontro con la stampa, Martini ha raccontato la sua prima esperienza nel mondo del cinema come una sfida per la quale gli è stato chiesto da Fasulo di “abbattere e ricostruire una montagna”.

Uno degli elementi più sorprendenti è la mancanza nel film di una vera e proprio sceneggiatura. Il regista e direttore della fotografia ha tenuto a sottolineare che non ha volutamente dare un copione agli attori ma solo delle linee guida che seguivano la ricerca storiografica che ha effettuato sui verbali del processo. Da questo elemento ne deriva anche la scelta stilistica del racconto in un italiano mischiato al dialetto locale, che rende maggiormente realistico il film ma permette – secondo Fasulo – la comprensione dei dialoghi anche a un pubblico nazionale.

“Menocchio”- ha sottolineato Fasulo – “non è un racconto storico su questo personaggio, ma il racconto dell’uomo della sua epoca e di una comunità di provincia”.

Chiara Broglietti

06/11/2018

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