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Matrimonio a Parigi – Recensione

Arriva nelle sale italiane il primo cinepanettone dell’anno, “Matrimonio a Parigi” di Massimo Boldi, che preferisce giocare d’anticipo rispetto alla concorrenza

Regia: Claudio Risi – Cast: Massimo Boldi, Biagio Izzo, Massimo Ceccherini, Anna Maria Barbera, Guglielmo Scilla, Loredana De Nardis, Diana Del Bufalo – Produzione: Commedia, colore, 110 minuti – Produzione: Italia, 2011 – Distribuzione: Medusa – Data di uscita: 21 ottobre 2011.

matrimonioaparigiCome nella passata stagione con “A Natale mi sposo”, Massimo Boldi, dimentico, ma non troppo, del lungo sodalizio artistico con De Sica, propone il suo personale e autonomo cinepanettone natalizio, sempre a tema matrimoniale, come sembrerebbe dal titolo.

In vero il film di Risi rifà il verso a “I tartassati” di Steno, dove, nessuno ce ne voglia per l’incauto accostamento, al posto di Totò e Aldo Fabrizi abbiamo Boldi e Izzo. Il primo interpreta un imprenditore milanese, evasore fiscale da sempre, l’altro un finanziere napoletano, tutto d’un pezzo, onesto fino al midollo e orgoglioso della sua divisa.

La pellicola manca di mordente, gli attori sono la mera ripetizione delle loro abituali maschere comiche, viste e riviste, che, se per un verso tranquillizzano lo spettatore non mostrando niente di nuovo, da un altro punto di vista mostrano la scarsa fantasia che attraversa certa commedia italiana. Non possiamo credere di dover considerare innovativo il fatto che il disonesto e l’impiccione è milanese, mentre l’onestà è rappresentata da un napoletano.

La sceneggiatura non è proprio male, ma tutto scorre senza ‘picchi’, senza voglia di stupire, di osare davvero, proponendo un girato piatto e noioso, dove, nonostante alcune battute di grana grossa, si ride veramente poco.

Non c’è freschezza, non c’è entusiasmo, il tema ‘guardia e ladro’ è visto e rivisto, ma potrebbe essere un buon punto di partenza, un ordito sul quale tessere una buona trama. Qui invece tutto sembra stantio, e l’inserimento di volti nuovi di tv e web non fa che rattristare ulteriormente la situazione. La regia di Risi poi mostra tutti i limiti di una pellicola mal costruita, dove è evidente la scarsa propensione al rischio narrativo, proponendo sullo schermo un’insieme di battute e scene che si ha l’impressione d’aver già visto. Peccato!

Daniele Battistoni

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