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Martyrs – Recensione

Un torture movie con T maiuscola, in cui le immagini di estrema violenza trovano una loro ragione d’essere

Regia: Pascal Laugier – Cast: Morjana Alaoui, Mylene Jampanoi, Catherine Begin, Robert Toupin, Patricia Toulasne – Genere: Horror, colore, 99 minuti – Produzione: Francia, 2008 – Distribuzione: Videa CDE – Data di uscita: 12 giugno 2009.

martyrs“Questo film mostra immagini estremamente violente e difficili da sopportare. La visione e la comprensione richiedono spettatori preparati e distanti”. Questa avvertenza, ben stampata sul manifesto di “Martyrs” sembrerebbe uno di quegli specchietti per le allodole che negli anni ’70 andavano tanto di moda per attirare in sala un pubblico a caccia di emozioni forti. Invece, mai come questa volta, si tratta di un consiglio sensato visto la mole di violenza che “Martyrs” riversa sullo spettatore per un’ora e mezzo abbondante, mettendo a disagio anche il più smaliziato frequentatore del genere.

E non solo per la quantità di sangue e dettagli gore offerti (da questo punto di vista “Hostel”, tanto per citare un film collega, offre scenari da macelleria anche più esasperati), né per la pressione psicologica e nervosa imposta allo spettatore (qui l’inarrivabile capostipite rimane “Funny Games”). Ciò che rende “Martyrs” un film che non si dimentica, anche nel suo essere indubbiamente disturbante, è la capacità di Pascal Laugier di cambiare in corsa registro stilistico e soggetto della storia, dividendola in tre atti.

Nel primo vengono presentate le protagoniste, conosciutesi in un ospedale infantile dopo dei misteriosi traumi subiti, per poi saltare temporalmente quindici anni avanti quando una delle due, Anna, si presenta a casa di un’insospettabile famigliola felice per fare una mattanza a colpi di fucile e consumare evidentemente la sua vendetta. Nel secondo la protagonista diventa Lucie ora consapevole che dietro il comportamento dell’amica c’è un terribile trauma alimentato da un fantasma del passato che la perseguita. Nella terza parte, la più straziante, vediamo Lucie incatenata e torturata fino all’agonia ma soprattutto scopriamo chi e perché c’è dietro a questo sadico rituale.

Laugier da appassionato horrorofilo (a proposito, inorgoglisce la dedica finale al nostro Dario Argento) conosce bene i meccanismi della suspense e, aiutato da un sonoro penetrante e da effetti speciali drammaticamente realistici, riesce progressivamente a trascinare lo spettatore in un abisso di dolore e atrocità. Non fini a se stessi però.

È qui infatti che Laugier compie un deciso passo avanti rispetto ai numerosi e assurdi torture movies di questi ultimi anni. Riesce cioè a dare un senso, una motivazione concettuale alle immagini che ci hanno violentato. Martire deriva dal greco “marturos” (testimone). Non una semplice vittima dunque, ma un essere umano che, sottoposto a sofferenze disumane arriva a trascendere il dolore, fino alla trasfigurazione. Scevro dal peso corporeo gli è finalmente permesso di arrivare ad una dimensione che supera il dolore fisico e materiale, in un limbo tra la vita e la morte. E al martire, ormai privato anche del suo involucro pelle, non rimangono che gli occhi, aperti e rivolti verso l’alto. Come a trovare una luce. Come a sfiorare il mistero di quello che ci aspetta nell’aldilà.

Vassili Casula

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