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Machete – Recensione

Machete: dove passa lui non cresce più l’erba!

Regia: Robert Rodriguez – Cast: Danny Trejo, Jessica Alba, Michelle Rodriguez, Robert De Niro, Lindsay Lohan, Don Johnson, Shea Whigham, Daryl Sabara, Gilbert Trejo, Ara Celi, Tom Savini, Billy Blair – Genere: Azione, colore, 105 minuti – Produzione: USA, 2010 – Distribuzione: Lucky Red – Data di uscita: 6 maggio 2011.

machete-locUna ragazza da salvare, mani che stringono pistole anche dopo mozzate, cellulari che spuntano fuori da luoghi improbabili, la faccia butterata di Danny Trejo e quella impassibile di Steven Seagal: i primi cinque minuti di “Machete”, nuova fatica di Robert Rodriguez, sono incredibili.

Ma partiamo con ordine: nato da una costola, anzi da un finto trailer, del sottovalutatissimo ma quanto mai imperdibile “Planet Terror”, episodio notturno e pieno di zombie del progetto “Grindhouse” realizzato con l’amico Quentin Tarantino, “Machete” è la storia di un poliziotto messicano avvolto dalla leggenda. Inarrestabile, indecifrabile, pieno di tatuaggi e amante delle lame sporche di sangue, Machete si trova coinvolto in un complotto che vede coinvolti spacciatori di droga messicani, senatori americani e pazzi omicidi di ogni tipo.

Arrivato in Texas, Machete viene assoldato da un uomo misterioso per uccidere il senatore McLaughlin, cinico e spietato senatore razzista, portavoce di una campagna anti-immigrazione contro i messicani, interpretato egregiamente da sua maestà Robert De Niro, che dà un’interpretazione tanto perfetta quanto divertita. Qualcosa va però storto e, mentre tenta di sfuggire dai guai, Machete trova anche il tempo di farsi aiutare da due combattive e muy calientes señoritas: Luz, con le fattezze aggressive di Michelle Rodriguez, e Sartana, con quelle sensuali di Jessica Alba.

La storia in breve è questa. Niente di nuovo, penserete voi. Sbagliato!

In “Machete” c’è un susseguirsi incredibile ed irresistibile di trovate assolutamente geniali (su tutte quella che vede coinvolto un intestino umano), per non parlare delle continue e ricchissime citazioni, che rendono la pellicola una vera miniera d’oro per i cinefili più smaliziati ed esigenti. Violenza condita di ironia, sangue a fiumi, battute secche e già cult, personaggi caratterizzati in ogni singolo dettaglio, a cominciare dai costumi, uno stile che ricorda quello dell’amico e maestro Tarantino ma che si arricchisce di un’atmosfera volutamente grezza, convintamente brutale e semplice, in cui l’amore per il cinema e per il genere exploitation raggiungevette altissime. Nella pellicola graffiata del prologo, nella fotografia satura e polverosa, nelle rughe dell’inconfondibile viso di Danny Trejo – per la prima volta protagonista assoluto – c’è tutta la gioia e l’entusiasmo di Rodriguez per il suo mestiere: in ogni inquadratura ed in ogni dettaglio c’è il suo spirito prima di tutto da spettatore e poi di abile artigiano del cinema, che cresce e nutre la sua creatura in ogni passaggio e in ogni particolare, dalla sceneggiatura ai costumi, dalla scelta della musica a quella delle macchine di scena, per la creazione di un cinema totale dallo stile unico e riconoscibilissimo.

Non vediamo l’ora che Machete ritorni per affettarci ancora un altro po’.

Valentina Ariete

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