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L’Ultimo volo – Recensione

Folco Quilici affronta in un documentario la vicenda della morte del comandante Italo Balbo, avvalendosi del materiale dell’Istituto Luce e dei diari del padre che rimase coinvolto nella vicenda

Regia: Folco Quilici – Genere: Documentario, b/n, 52 minuti – Produzione: Italia, 2010 – Distribuzione: Cinecittà Luce.

lultimovoloCon “L’Ultimo volo”, Folco Quilici ha scelto di raccontare l’oscura morte di Italo Balbo, precipitato a bordo di un aereo S-79 sotto i colpi dell’antiaerea italiana sul fronte libico il 28 giugno del 1940. Una vicenda che oltre a rappresentare un capitolo ancora irrisolto della moderna storia italiana, costituisce un ricordo incancellabile nella personale storia di vita del regista-documentarista, essendo legata alla morte del padre Nello, storico e giornalista affiancato a Balbo con l’incarico di redigere un diario di guerra.

E proprio quest’approcciarsi alla vicenda non solo con l’obiettivo dell’indagine storica, ma anche con un’autentica carica affettiva ha costituito un punto di forza del documentario, che non rimane una fredda ricostruzione di fatti, ma sa coinvolgere nella vicenda e far rivivere con interesse eventi (più o meno) studiati sui libri di scuola.

Quilici, partendo dalle pagine superstiti del diario paterno, racconta infatti la condizione dell’esercito italiano sul fronte libico e l’enorme sproporzione di mezzi con cui venne affrontata la forza nemica britannica, proponendo un’originale focus d’analisi sulla morte di Balbo. Non ci si chiede da chi e perché sia stato abbattuto l’aereo, avvalorando o meno l’ipotesi di una congiura ordita da Mussolini, geloso dell’enorme carisma del suo comandante, ma si riflette su quale fosse la ragione di quel volo notturno: la risposta che Quilici dà lascia l’interrogativo di un tentativo di accordo tra Balbo ed i “giovani colonnelli”, un movimento antibritannico interno all’alto comando egiziano impegnato a fomentare la rivolta contro gli occupanti.

Se dunque uno zelante mitragliere italiano non avesse colpito quell’aereo gli esiti della guerra in Libia sarebbero stati profondamente diversi grazie ad un accordo che avrebbe consegnato all’Italia la vittoria sugli inglesi? Un “se” a cui ovviamente è impossibile dare risposta, ma che rimette in discussione la lettura storica delle prospettive con cui l’Italia mussoliniana entrò in guerra nel giugno del ’40.

Quilici sa inoltre presentare en passant un volto “inedito” del Fascismo, indugiando in un excursus sulla figura di Balbo: il “fascista buono” che rifiutò di firmare le leggi razziali nel ’38, opponendosi all’alleanza con Hitler, e seppe organizzare una colonizzazione “intelligente” della Libia, impegnandosi in una politica di conciliazione con la popolazione locale e di valorizzazione delle risorse economiche.

Un documentario dunque di analisi e ricostruzione delle vicende storico-politiche, per la cui realizzazione il regista ha potuto avvalersi dell’enorme archivio di immagini messo a disposizione dall’Istituto Luce. Un materiale prezioso che Quilici ha saputo “costruire” attraverso un lavoro certosino di assemblaggio e montaggio delle immagini, tutte rigorosamente conservate nel “bianco e nero” originale: insomma un risultato di enorme pregio dal punto di vista visivo, prodotto di una carriera d’oltre mezzo secolo nel campo della produzione di documentari culturali. Un’attenzione che rivela, oltre alla perizia del maestro, una particolare partecipazione emotiva, confessata dall’abile “innesto” lungo l’analisi-racconto di stralci del diario paterno resi vivi mediante una diversa voce narrante.

Il risultato è un lavoro che sa interessare e far nascere domande, stuzzicando la curiosità di conoscere la nostra storia di italiani: forse quella stessa necessità di “risposte” sulla propria storia che ha spinto Folco Quilici a dedicarsi a questo progetto.

Francesca Rinaldi

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