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L’ultima foglia – Recensione

La coraggiosa opera prima di Leonardo Frosina, siciliano di origine, fin qui autore di cortometraggi, arriva nelle sale per raccontare un rapporto di coppia dei nostri giorni tra Zeno e Rossana, due giovani alle prese con i problemi e le ansie della vita di tutti i giorni 

Regia: Leonardo Frosina – Cast: Fabrizio Ferracane, Giorgia Cardaci, Kristina Cepraga, Alfio Sorbello, Ninni Bruschetta – Genere: Drammatico, colore – Produzione: Italia, 2013.

ultima-fogliaZeno e Rossana si trasferiscono a Roma per motivi di lavoro, lui metronotte, lei musicista. La loro è una coppia già in crisi ma la città acuisce il tutto, rintanando entrambi all’interno dei loro mondi e rendendoli ‘incomunicabili’, anche di fronte ad eventi che stravolgono la loro vita. I due si ritrovano a vivere situazioni temporali opposte, con il metronotte che passa le notti immerso nel lavoro con il suo simpatico collega amico Tom, e lei che si chiude in casa come se fosse una gabbia, in attesa di un qualche segnale o stimolo che possa dare uno scossone al loro rapporto.

Per essere un’opera prima, indipendente e low budget, non c’è nulla da dire e lo dimostrano la partecipazione con tanto di riconoscimenti a vari festival, in Italia e nel mondo, RIFF Film Festival 2013 e Off Plus Camera 2013. La precarietà e l’instabilità, sentimentale ma anche lavorativa ed economica, sono al centro del film, dove la coppia si trova in una situazione di stasi, fatta di silenzi e di varie ipocrisie. La presenza di un terzo incomodo (Ela) e l’arrivo inaspettato di una forte novità dovrebbero dare uno scossone che invece non arriva, lasciando lo spettatore attonito davanti ad un finale che spiazza.

Fabrizio Ferracane (Zeno) e Giorgia Cardaci (rRossana) sono superlativi nelle loro parti, nei loro sguardi e nei loro silenzi, nei loro ritmi lenti e la Roma non da cartolina di sottofondo, dal Pigneto al Gazometro, con le luci della notte e dell’alba come contorno fotografico, dona al film un’aura di poesia, esaltata anche dalla tecnica cinematografica del “flash forward” che disorienta e allo stesso tempo sorprende lo spettatore.

Notevole anche la colonna sonora, soprattutto il brano “Rossana”, all’inizio eseguito da un incantevole coro di voci bianche. Complimenti per il coraggio alla casa di produzione tutta al femminile Josei, lanciatasi in quest’ avventura indipendente. Se il buongiorno si vede dal mattino.

Salvatore Cusimano

scusimano@libero.it

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