A cinquant’anni dalla morte di Marilyn Monroe, la regista di documentari Liz Garbus, rivela chi era veramente l’ultima diva del cinemascope
Regia: Liz Garbus – Genere: Documentario, colore, 107 minuti – Produzione: USA, Francia, 2012 – Distribuzione: Feltrinelli Real Cinema – Data di uscita: 30 settembre 2013.
“Gli antichi greci avevano Edipo, noi abbiamo Marilyn”. Inizia così, avvertendo che è del mito immortale della bellezza femminile del ventesimo secolo che si sta per parlare, “Love Marilyn”, il film della nota autrice di documentari Liz Garbus, ispirato ai diari segreti di Marilyn Monroe, pubblicati circa cinquanta anni dopo il presunto suicidio che la tolse al mondo nell’agosto del ‘62. Non è però della Marilyn ‘icona’ o degli antichi scandali, come quello che la legò ai Kennedy, riproposti fino alla nausea e mai davvero conosciuti, che Garbus desidera trattare. La regista candidata all’Oscar approfitta infatti dei pensieri più intimi lasciati da Marilyn, per offrire il ritratto, non del personaggio che la stessa Monroe creò e di cui rimase vittima, ma della donna dietro la copertina, con cui Marilyn cercò di fare i conti per tutta la sua breve vita, senza che nessuno degli uomini che amò le fosse di aiuto.
Ricette per cucinare italiano al primo marito, Joe Di Maggio, esortazioni a se stessa a non badare alle critiche durante le difficili riprese de “Il principe e la ballerina” e la corrispondenza fino a poco prima di morire, con Lee Strasberg e Truman Capote: sono solo alcuni dei documenti ripresi nel film e che avvicinano incredibilmente la realtà della star di Hollywood a quella vissuta da molte donne comuni. La si sente, difatti, così umana quando nelle pagine dei diari chiede aiuto e si dispera per le sue insicurezze, che nemmeno la sfolgorante carriera riuscì a sedare; quando, al contrario, con forza e tenacia da vendere, studia e legge per rimediare alle lacune, per superare i suoi limiti e smontare i pregiudizi sulla sua presunta frivolezza; o quando ancora l’incapacità di combinare amore e carriera la rende impotente e manda in frantumi il suo mondo.
In quest’opera di svelamento della passione, il potere e le paure onnipresenti nella vita dell’ultima diva del cinemascope, è prezioso il contributo degli attori protagonisti, tra cui Adrien Brody, Ellen Burstyn, Glenn Close e Uma Thurman, che liberamente interpretano le parole di Marilyn e quelle di tutti i personaggi che ne influenzarono nel bene e nel male la vita.
Il risultato è un film consigliato anche a chi per Marilyn Monroe non ha mai nutrito un interesse devoto, e una profusione di sue immagini che però non stancano mai e che anzi finiscono per far restituire all’attrice tutto l’amore da lei donatoci in quel “Love, Marilyn” con cui firmava i suoi pensieri.
Cecilia Sabelli