Eco Del Cinema

Louise Michel – Recensione

Folle black comedy del duo Delépine-de Kervern, che funziona, con ironia, da moto di protesta verso la condizione di sfruttamento della classe operaia

(Louise-Michel) Regia: Benoit Delépine, Gustave de Kervern – Cast: Yolande Moreau, Bouli Lanners, Robert Dehoux, Albert Dupontel, Mathieu Kassovitz, Catherine Hosmalin – Genere: Commedia, colore, 94 minuti – Produzione: Francia, 2008 – Distribuzione: Fandango Distribuzione – Data di uscita: 3 aprile 2009.

louisemichelQuando si parla di Benoit Delépine e Gustave de Kervern, non si può non pensare al loro straordinario talento nel cucire una commedia esilarante e nerissima allo stesso tempo. Entrambi provengono da esperienze nella televisione, dove hanno scritto ed interpretato numerosi sketch.

Il loro primo lungometraggio a quattro mani, “Aaltra” (2004), è stato lodato dalla critica e ben ricevuto dal pubblico, e li ha incoraggiati a proseguire la loro collaborazione con “Avida”, presentato al Festival di Cannes nel 2006. “Louise-Michel”, terza pellicola come registi e sceneggiatori, prodotto dal lungimirante Mathieu Kassovitz (che si concede perfino un cammeo nel film), presentato al Festival Internazionale del Film di Roma, si è aggiudicato il Premio Speciale della Giuria al Sundance Film Festival 2009.

In una fabbrica nella regione francese della Picardia, pochi mesi dopo una riduzione del personale, le operaie sono in allarme. Ma quello stesso giorno, il direttore le convoca per una piccola sorpresa: gli regala una nuova divisa con ricamato sopra il nome di ciascuna. Per festeggiare la ritrovata speranza, una decina di lavoratrici celebra l’avvenimento al caffè all’angolo. Ma la mattina seguente quando le donne si recano in fabbrica si trovano di fronte una situazione molto diversa: macchinari, uffici e la stessa direzione aziendale sono scomparsi.

Le operaie radunate nello stesso caffè del giorno prima, non ci stanno ad accontentarsi di soli 2000 euro d’indennità, contro i quarant’anni passati a lavorare. Louise, la più scatenata, ha l’idea di assumere un sicario per uccidere il capo! Il consenso è unanime, e spetta proprio a lei trovare il killer. Louise sceglierà l’assassino più patetico della sua generazione: Michel. Insieme troveranno quel mascalzone del capo.

Il loro viaggio li porterà da Amiens a Bruxelles, per finire in un lontanissimo paradiso fiscale. Un’avventura che si concluderà con un bel bebè, anche se non concepito nel modo tradizionale. Con lo stile libero e prosciugato da tecnicismi cinematografici, che contraddistingue da sempre il lavoro dei due registi, assistiamo ad una sintesi perfetta (letteralmente parlando se si considera che è stato realizzato con sole 260 inquadrature) di follia e distorsione, di politicamente scorrettissimo e anarchia insurrezionalista (non a caso il titolo del film e i nomi dei personaggi si rifanno alla famosissima anarchica francese dell’Ottocento Louise Michel).

I dialoghi asciugati sino al limite del mutismo, vengono subordinati dalla presenza “strabordante” dei due protagonisti, incorniciati ad arte in un paesaggio nordico dai colori sbiaditi, dove freak e nonsense sono l’ipotetica (ma solo ipotetica!) chiave di lettura. Nonostante, come nella migliore delle tradizioni dello humour nero, il racconto venga esasperato e liberato da ovvi cliché, “Louise-Michel” è in fondo un “J’accuse!” nei confronti del capitalismo e dello sfruttamento della classe operaia; una commedia amara ambientata in un realtà sociale attualissima, dove i personaggi, o meglio le persone, sono ormai smarrite e vaganti nel loro stesso pessimismo.

Serena Guidoni

Articoli correlati

Condividi