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Locke – Recensione

Dopo l’adrenalinico “Redemption – Identità nascoste” Steven Knight torna dietro la macchina da presa per portare sul grande schermo forse uno dei prodotti cinematografici più originali di quest’anno

Regia: Steven Knight – Cast: Tom Hardy, Ruth Wilson, Olivia Colman, Andrew Scott, Ben Daniels – Genere: Drammatico, colore, 85 minuti – Produzione: USA, Gran Bretagna 2013 – Distribuzione: Good Films – Data d’uscita: 30 aprile 2014.

lockeOgni giorno che passa la vita sembra scorrere un po’ più veloce e soprattutto al giorno d’oggi ognuno di noi trascorre sempre più tempo in macchina in coda sulla tangenziale o sul raccordo, e se proprio mentre siamo al volante dovessimo ricevere una chiamata che mette in discussione tutto ciò che siamo riusciti a costruire nella nostra vita?. E’ proprio da questo quesito che parte la seconda pellicola firmata da Steven Knight in cui ad essere protagonista è Ivan Locke, capocantiere che proprio il giorno prima di uno degli incarichi più importanti della sua carriera, riceve una telefonata che lo costringe ad abbandonare il posto di lavoro e a mettersi immediatamente in viaggio.

Per questa sua seconda pellicola Steven Knight sceglie di attenersi alle unità aristoteliche di tempo, luogo e azione con il risultato che “Locke” risulta avere un impianto molto teatrale in cui sono essenzialmente i personaggi con le loro paure ad emergere, in primis il protagonista Ivan Locke, interpretato da Tom Hardy, unico attore presente in scena. Il regista con le sue mdp digitali spia il viaggio di Ivan Locke in un alternanza di campi americani e primi piani osservando la sua vita che evolve, si sgretola e forse si ricompone.

Per 90 minuti lo spettatore viene proiettato al centro della scena, seduto al posto del guidatore al fianco di Ivan Locke mentre egli cerca di ricomporre i pezzi della sua esistenza che proprio quella telefonata ha messo inevitabilmente in crisi compromettendo il suo matrimonio e la sua carriera. Lo osserviamo quindi mentre al telefono cerca di guidare un suo operaio ad effettuare la colata di cemento più grande mai vista nella storia, litiga con la moglie e parla con i figli rassicurandolo, ma soprattutto lo vediamo prendere metaforicamente a cazzotti il passato mentre fissa, attraverso lo specchietto retrovisore, un ipotetico passeggero. Attraverso la sua sceneggiatura, Steven Knight sembra quindi portare avanti il messaggio che la nostra vita in realtà è retta ineluttabilmente sul caso e su come in realtà la linea di demarcazione tra ciò che è giusto e sbagliato sia in realtà molto sfumata.

Una sceneggiatura intensa e emotivamente carica in cui vengono aperti per lo spettatori anche vari momenti per la risata, la superba interpretazione di Tom Hardy, che riesce a calarsi alla perfezione nei panni di quest’uomo qualunque e a renderlo un personaggio complesso, sfaccettato e mutevole con cui il pubblico entra immediatamente in empatia, e soprattutto il montaggio impeccabile con cui Justin Wright in grado di trasformare questo viaggio in percorso eccitante, carico di tensione e mistero, fanno della seconda pellicola di Steven Knight un prodotto assolutamente originale e riuscito con cui il regista sembra voler dimostrare che al di là degli effetti speciali, gli ingredienti principali per ottenere un buon prodotto sono sempre e comunque una solida sceneggiatura ed i suoi interpreti.

Mirta Barisi

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