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Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti – Recensione

Tra magia e misticismo orientale, “Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti” costituisce una boccata d’aria fresca nel panorama cinematografico contemporaneo

(Loong Boonmee Raleuk Chaat) Regia: Apichatpong Weerasethakul – Cast: Sakda Kaewbuadee, Jenjira Pongpas – Genere: Commedia, colore, 113 minuti – Produzione: Spagna, Tailandia, Germania, Gran Bretagna, Francia, 2010 – Distribuzione: Bim – Data di uscita: 15 ottobre 2010.

zioboonmechesiricordaleviteprecedentiNell’edizione 2010 del Festival di Cannes, targata “presidenzialmente” da Tim Burton, non poteva non vincere la Palma d’Oro un film che portasse lo spettatore ad un certo livello di visionarietà e che, in qualche modo, si allontanasse esponenzialmente dai canoni del cinema contemporaneo. Usiamo appositamente la parola contemporaneo, perché il film del thailandese Apichatpong Weerasethakul, è un meraviglioso tuffo all’indietro, in quel cinema “preistorico” che lasciava tutto in mano ad inquadrature immobili e raccontava, senza l’utilizzo di insensati artifici appositamente inseriti per distrarre la nostra mente da una sceneggiatura carente.

In un mondo invaso da credenze e miti ormai del tutto scomparsi, notevolmente votati all’occidentalizzazione, “Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti”, è una ventata d’aria magica che ci conduce alla scoperta, o riscoperta, di quell’universo mistico delle filosofie orientali. Reincarnazione, trasmigrazione dell’anima, metempsicosi, tutti sinonimi di un universo soprannaturale che nel film viaggiano su di un piano parallelo, o quasi, alla realtà. In un continuo di sovrapposizioni temporali e diversità dei registri linguistici, il film si avvale della presenza di creature fantastiche che conducono lo spettatore, e con lui Boonmee, in un viaggio catartico, dove la conclusione forse è già scritta, ma riserva la sua buona dose di speranza.

Tratto da un libro scritto nel 1983 da un monaco del nordest della Thailandia, il film narra di Boonmee, malato di insufficienza renale cronica, che decide di trascorrere i suoi ultimi giorni in campagna. All’improvviso, il fantasma della moglie defunta torna da lui per assisterlo, e il figlio scomparso ricompare in forma non-umana. Riflettendo sulle ragioni della malattia che lo ha colpito, Boonmee attraversa la giungla con la sua famiglia fino a una misteriosa caverna in cima alla collina. Sgomberando la mente dai nostri recessi occidentali, questa “visione” tanto lontana, finirà col diventare anche un po’ nostra.

Serena Guidoni

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