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Lezione ventuno – Recensione

La Nona sinfonia di Beethoven attraverso lo sguardo di Alessandro Baricco

Regia: Alessandro Baricco – Cast: Noah Taylor, Clive Russell, Leonor Watling, John Hurt, Tim Barlow, Natalia Tena, Andy Gathergood, Daniel Tuite, Rasmus Hardiker, Phyllida Law, Adrian Moore, Matthew Reynolds, Clive Riche, Franco Pistoni, Chiara Paoli, Daniel Harding – Genere: Drammatico, colore, 92 minuti – Produzione: Italia, 2008 – Distribuzione: 01 Distribution – Data di uscita: 17 ottobre 2008.

lezione21Mondrian Killroy (John Hurt) e un professore universitario un po’ folle, adorato dagli studenti che lo ricordano in particolare per la sua “Lezione Ventuno”, un’ora e mezza di discussione in merito alla Nona sinfonia di Beethoven, in cui l’opera veniva distrutta completamente.

Alessandro Baricco prova, con questo romantico e meraviglioso film, a narrare il contenuto della lezione stessa, traendo spunto dagli immaginari ricordi degli studenti, in particolare da quelli della pupilla dell’insegnante, Martha (Leonor Watling), l’unica persona al mondo che sa dove è finito il professore e che sostiene che non si può comprendere il messaggio della Lezione se non lo si va a trovare dove sta ora, in un bowling abbandonato.

Un racconto nel racconto, quindi, tra i ricordi di Martha e la voce del professore, che si intrecciano poeticamente, supportati da immagini mozzafiato, non tanto per la spettacolarità della fotografia, quanto per la dolcezza e la cura dei colori e delle espressioni. Ma Baricco, multiforme, non ama le storie semplici, e non si ferma qui. Lo sguardo si posa su Beethoven stesso, solo e isolato, infelice e sordo, incattivito ed aspro.

Lo vediamo di spalle, una sola volta, per pochi secondi, e ci viene rivelato il segreto della grandezza della prima esecuzione della Nona sinfonia, a Vienna. Una sorta di tentativo di riscatto. L’ultimo atto, contemporaneo, anche di un giovane violinista, solo e povero, morto assiderato al centro di un lago ghiacciato, senza che nessuno si ricordi davvero di lui, del povero Hans Peters (Noah Taylor), sepolto col suo violino. Ed ecco, così, che quattro poesie divengono una, e che i sogni di Alessandro Baricco confluiscono in un via vai di bianche parrucche e volti straziati, mai eccessivi e mai lasciati troppo soli, sottolineati da un montaggio perfetto e dalla musica sublime di un quartetto d’archi, sempre presente e mai troppo presente.

Da vedere, per poterne afferrare la realtà.

Claudia Resta

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