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Legend – Recensione

Legend: lo sdoppiamento di Tom Hardy nell’investitura cinematografica dei gemelli Kray

  • Regia: Brian Helgeland
  • Cast: Tom Hardy, Emily Browning, David Thewlis, Christopher Eccleston, Chazz Palminteri, Tara Fitzgerald, Taron Egerton, Paul Anderson, Colin Morgan, Aneurin Barnard, Tiger Rudge, Daniel Westwood, Lorraine Stanley, Stephen Lord, Millie Brady, Josh Myers, Mel Raido
  • Genere: Thriller, colore
  • Durata: 131 minuti
  • Produzione: Gran Bretagna, 2015
  • Distribuzione: 01 Distribution
  • Data di uscita: 3 Marzo 2016

legendL’ascesa e la caduta dei gemelli Kray, a capo di una vasta organizzazione criminale a Londra tra anni Cinquanta e Sessanta, è proposta da Brian Helgeland nella rielaborazione critica di una tipologia fluttuante tra gangster movie e noir classico, con elementi di stilizzazione comico/grottesca, una fotografia a volte patinata e un taglio marcato e profondo nella caratterizzazione parallela dei protagonisti e nella meticolosa ricostruzione del loro impatto sullo sfondo ambientale circostante.

In “Legend” a dominare la scena è Tom Hardy, nella duplice fenomenale interpretazione di Reggie e di Ron Kray: il suo sdoppiamento è tanto efficace da produrre due rappresentazioni opposte e complementari, potenti e autonome nella loro profondità, riflessa anche dalle nette differenze espressive e caratteriali.

Reggie Kray, con il suo atteggiamento spavaldo da gangster al modo americano, è vitalizzato da uno spirito conflittuale, a metà tra romanticismo e gelida brutalità; Ron Kray, omosessuale dichiarato e provocatorio, è uno schizofrenico continuamente acceso da scatti d’ira violenta. Nello studio del rapporto tra i due gemelli, perfettamente calibrato tra condiscendenza e tensione, il film trova un solido bilanciamento: l’azione pura è concentrata in poche scene di esplosione dinamica, ma la struttura si regge tutta sul confronto protratto delle due versioni di Tom Hardy, strettamente connesse da una tendenza ossessiva verso l’affermazione di sé e dall’elaborazione, secondo forme e modalità nettamente differenziate, di una poetica furiosamente irrazionale, sempre protesa verso l’annientamento dell’ordine costituito e verso la sopraffazione spudorata di ogni vincolo sociale.

Legend: il tratteggio artistico di due ritratti criminali

Fondamentale trait d’union e mediazione imprescindibile in “Legend” è il personaggio di Frances, interpretata da una Emily Browning dignitosa, seppure parzialmente schiacciata dall’impietoso doppio confronto con Tom Hardy. A lei è affidata la voce narrante, e la sua presenza, mai subalterna, è fondamentale nella delineazione dei caratteri di entrambi i gemelli Kray: Reggie trova una fidanzata niente affatto disposta a sottomettersi o a fare la parte della pupa del boss; Ron, d’altro canto, la identifica immediatamente come un pericolo tremendo per l’integrità della relazione con il gemello, una possibilità di redenzione da contrastare con ogni forza.

Quello che viene a costituirsi è un triangolo paradossale e percorso da una tensione sempre palpabile, e a volte autenticamente pulp: l’efficacia della rappresentazione trae linfa vitale dalla fisicità esibita e schizzata mediante la quale si alternano – quasi senza soluzione di continuità – situazioni di esaltazione sociale, confronti ad alta tensione ed esplosioni di violenza.

La meravigliosa capacità attoriale di Tom Hardy eleva all’ennesima potenza un’impalcatura già piuttosto solida a livello di scrittura, ben strutturata nella dilatazione stilizzata del canone gangsteristico e nella paradossale incisività dei dialoghi, anche nei loro aspetti più eccessivi e deliranti: il ritratto dei gemelli Kray assume così una fisionomia artistica di spessore, ad alto impatto visivo.

Marco Donati

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