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L’amore è imperfetto – Recensione

Un triage tra erotico e melò raccontato con qualche forzatura di troppo

Regia: Francesca Muci – Cast: Anna Foglietta, Bruno Wolkowitch, Giulio Berruti, Camilla Filippi, Lorena Cacciatore – Genere: Drammatico, colore, 92 minuti – Produzione: Italia, 2012 – Distribuzione: 01 Distribution – Data di uscita: 29 novembre 2012.

amore-e-imperfetto-Elena (Anna Foglietta) è una donna bella ed elegante con un lavoro affermato in un casa editrice. Per un banale incidente incontra Adriana (Lorena Cacciatore), diciottenne senza freni inibitori, e Ettore (Bruno Wolkowitch), parigino cinquantenne affascinante. La donna vive un rapporto diviso tra queste due persone tanto diverse tra loro quanto per questo capaci di trascinarla nei loro mondi. Grazie a loro Elena proverà ad affrontare un passato che la tormenta e la blocca emotivamente.

“L’amore è imperfetto” è tratto dall’omonimo libro scritto dalla regista Francesca Muci che si cimenta nel suo primo lungometraggio dopo una lunga serie di documentari per la Rai.

Il film ha la qualità di affrontare la tematica dell’amore vissuto senza rigide classificazioni, genere forse ancora poco presente nel cinema italiano. Per far questo però costruisce nello spettatore un senso di dubbia attesa che si risolve purtroppo con non troppa originalità. Vi sono infatti diversi momenti in cui la pellicola appare forzata nel suo voler essere fuori dagli schemi e trasgressiva, come se fosse alla ricerca di un’ambiguità a tutti i costi. Molte sono le scene hard che colpiscono lo spettatore, ma scarso l’approfondimento psicologico dei personaggi. Sembra che l’intera vicenda sia un po’ coperta da una patina di superficialità che né la regia né le prove attoriali riescono a valicare.

“L’amore è imperfetto” è un film con grandi pretese che tuttavia non esaudisce appieno. Tocca degli aspetti interessanti della sessualità e dell’intimità femminile senza però analizzarle o mostrarle nella giusta luce. Un esempio ne è il finale che segue una prevedibile direzione insinuando però un sempre più forzato e poco credibile interrogativo.

Bellissimi gli scorci di Bari, città in cui la vicenda è ambientata, anch’essa personaggio, con un potenziale non sfruttato. La regia la lascia sullo sfondo, eliminando anche qualsiasi regionalismo nei dialoghi come a creare un distacco netto con il luogo, che poteva, invece, sicuramente regalare qualche vivacità e credibilità in più alla storia. Non giova neanche la scelta di alcuni pezzi di Tiziano Ferro nella colonna sonora che sembra ancorare alcune scene ad un livello quasi adolescenziale e leggero in una corsa verso il melò che riveli una direzione che spesso sfugge.

Degna di considerazione è però la prova di Lorena Cacciatore alla sua seconda esperienza sul grande schermo dopo “L’ultimo re”. L’attrice dà al suo personaggio la giusta leggerezza sfrontata e una non troppo scontata fragilità tipica di un’adolescente confusa.

Miriam Reale

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