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L’altra verità – Recensione

Ken Loach torna al dramma, presentando una storia di guerra ed amicizia, tra una piovigginosa Liverpool e un’assolata Bagdad

(Route Irish) Regia: Ken Loach – Cast: Mark Womack, Andrea Lowe, John Bishop, Geoff Bell, Jack Fortune – Genere: Drammatico, colore, 109 minuti – Produzione: Gran Bretagna, Francia, Italia, Belgio, Spagna, 2010 – Distribuzione: Bim – Data di uscita: 20 aprile 2011.

altraveritaFergus e Frankie sono due amici inseparabili, uniti da un’amicizia nata nell’infanzia, in cui il passatempo preferito era quello di marinare la scuola e passare le giornate a bere sul traghetto del fiume Mersey. Da grandi i due intraprendono le carriere militari, Fergus diventando un soldato delle SAS, forze speciali inglesi, mentre Frankie è un ex parà insoddisfatto della sua attuale situazione economica e lavorativa. Accetta così la proposta dell’amico di unirsi alla sua squadra di contractor a Bagdad, per dieci mila sterline pulite al mese. Ma la vita in guerra è burrascosa e travagliata, e Frankie viene ucciso nella strada più pericolosa del mondo, la Route Irish (che dà il titolo originale al film) in un pomeriggio di fine estate. Fergus non si dà pace e non credendo alle dichiarazioni ufficiali inizia una sua personale ricerca della verità, affiancato dalla vedova dell’amico.

Dopo la commedia “Il mio amico Eric” del 2008, Ken Loach torna al dramma, collocandolo in un thriller moderno fatto di guerra, amici, amori, colpevoli e sbagli. Quella che ci propone è una storia attuale, che parla di morte, quella morte cruda, forte, che tutti i giorni affolla ininterrottamente le televisioni di ogni famiglia nel mondo, al punto quasi da renderci indifferenti. Eppure c’è gente che muore in guerra, soprattutto in questa, divenuta sempre più privatizzata, portata avanti al semplice scopo di guadagnare.

Loach ci pone davanti diverse problematiche, il guadagno, la fame di soldi, il dolore, quello di un amore non vissuto e quello che si prova per una persona che si perde, la voragine che assale e non ti lascia più. Ma lo fa rendendo il suo protagonista un vendicativo, guidato dal rancore e dalla voglia di giustizia, che finisce per comportarsi come le persone a cui dà la caccia, un uomo combattuto dalla sua ambivalenza di soldato e persona, che sente di aver perso tutto. Un film buio, tinteggiato con i colori della città di Liverpool piovosa e malinconica, che si scontrano con l’assolata e sanguinaria Bagdad, caratterizzato da un finale emblematico.

Sonia Serafini

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