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La verità sta in cielo – Conferenza Stampa

La verità sta in cielo: Roberto Faenza presenta il film alla stampa. Una pellicola che accende i riflettori sulla scomparsa di Emanuela Orlandi

la verità sta in cielo


La verità sta in cielo: in una sala dell’Hotel Visconti, gremita di giornalisti, Faenza ha presentato la sua ultima fatica, che uscirà il 6 ottobre in più di 250 copie, e ancor prima di arrivare nelle sale ha creato polemiche, e regalato al regista più di una minaccia.


A quei pochi che non sanno cosa sia il caso Orlandi, ammesso che in Italia ve ne siano, possiamo dire che Emanuela Orlandi era una quindicenne, cittadina del Vaticano, scomparsa a Roma il 22 Giugno 1983 e mai più ritrovata. Trentatre anni di indagini, in cui si sono seguite piste di ogni genere, hanno portato solo ed unicamente all’archiviazione del caso.


“La verità sta in cielo”: il titolo del film attinge ad una frase che pare abbia detto Papa Bergoglio ai familiari della ragazza scomparsa


Faenza ha speso le prime battute per ringraziare di cuore Rai Cinema, per aver avuto il coraggio di produrre il film:”Ho bussato per anni a tante porte, non pensavo che mi aprissero proprio loro”.
Paolo Del Brocco ha chiarito che per Rai Cinema la ricchezza del cinema è la diversificazione dei generi:”E’ giusto raccontare storie, rispettando il punto di vista del regista, e proporle al pubblico stimolandone il dibattito, questo è cinema civile, il cinema pubblico deve lanciare pietre nello stagno”.
Faenza, come un fiume in piena ha raccontato della dedizione con la quale ha curato le ricerche sul caso, di come lo abbiano aiutato tutti i giudici che se ne sono occupati, e di come sia rimasto toccato dalla conoscenza di Pietro, il fratello della ragazza scomparsa, di come quest’ultimo scevro da sentimentalismi abbia raccontato degli anni di ricerca e attesa della sua famiglia.

Ha poi continuato affermando che “la verità sta in terra”, contrariamente a quanto affermato dal titolo, e che il “film vuole essere un assist per chi vuole e può indagare, percorrendo l’ultimo metro che porta alla verità”. Il regista afferma che dalle stesse ottanta pagine in cui si motiva l’archiviazione (un documento pubblico che chiunque può leggere) si evincono chiaramente le prove per cui si potrebbe andare a processo.


Riguardo alle minacce ricevute durante la lavorazione sorride:”Non sono di certo superiori a quelle che ho ricevuto quando ho fatto il film su Don Puglisi”, mentre sulla richiesta degli avvocati dei fratelli di Enrico De Pedis (un criminale coinvolto nel caso e per ironia della sorte morto incensurato) di visionare la pellicola aggiunge che “al massimo possono chiederne il sequestro”, ma sarebbe una richiesta inammissibile.


“La verità sta in cielo”: il regista parte dalla convinzione che il dolore della famiglia Orlandi debba avere una risposta


E si chiede, per grave che sia questa verità, cosa ci può essere di non ‘narrabile’, dopo tutto quello che abbiamo visto in Italia, “se la paura è quella di non gettare ombre sul pontificato di un Papa che è stato fatto santo, io credo che lui non fosse informato su ogni cosa”, e i soldi distolti per aiutare i paesi dell’est a liberarsi dai regimi di oppressori sono stati una cosa ben fatta.
Faenza ci tiene a chiarire a più riprese che il film non è un attacco al Vaticano, e che lui ha tanti amici religiosi e che, come dice uno dei personaggi del suo film:”Nella chiesa convivono la parola di Cristo e l’anima del diavolo” ed è sicuramente “meglio il clamore del silenzio”.
Maria Grazia Bosu

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