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La scuola più pazza del mondo – Recensione

Hitoshi Takekiyo ci apre le porte di un mondo stravagante, in cui convivono macabro e divertente

(Houkago Midnighters) Regia: Hitoshi Takekiyo – Cast: Kouichi Yamadera, Hiromasa Taguchi, Haruka Tomatsu, Sakiko Uran, Minako Kotobuki – Genere: Animazione, colore, 95 minuti – Produzione: Giappone, 2012 – Distribuzione: Microcinema – Data di uscita: 27 febbraio 2014

scuolapazzamondoDopo una serie di cortometraggi, Hitoshi Takekiyo apre i cancelli dell’edificio scolastico più curioso del mondo e porta lo spettatore in un universo stravagante e insolito, popolato dalle più strane creature. Il suo nuovo lavoro è un lungometraggio animato, ma diverso da quelli più familiari al pubblico italiano. “La scuola più pazza del mondo” unisce, infatti, le migliori e moderne tecniche di animazione con lo spirito degli anime giapponesi. Tutti si svolge nella prestigiosa scuola elementare di St. Claire, dove le tre piccole Mako, Miko e Mutsuko scoprono l’aula di scienze e il suo modello anatomico, il Signor Kun, ribattezzato Signor Nudo. In realtà, il Signor Kun di notte prende vita e, infuriato per l’accaduto, decide di vendicarsi. Con l’aiuto del suo assistente, lo scheletro Goth, e della Coniglio Mafia, spinge le tre pesti a partecipare alla terribile “Festa di mezzanotte”.

Ogni personaggio assume, nella pellicola, una sorta di ruolo sociale, a cominciare dalle piccole monelle. Mako è la chiacchierona che si lancia, ignara del pericolo, alla scoperta di posti misteriosi, Miko è la ricca e vanitosa del gruppo, tutta fashion e con vestiti e acconciatura impeccabili, Mutsuko è invece silenziosa, riflessiva e amante della natura. Benché siano le uniche a essere realmente umane, le tre bambine sono in fondo un po’ mostri, perché con i loro caratteri forti e travolgenti riescono a mettere in subbuglio l’intera comunità notturna. Il primo a farne le spese è proprio il Signor Nudo, in cui Hitoshi Takekiyo evidenzia tutte le caratteristiche, in un certo senso, più macabre di un manichino di anatomia umana: le budella e il torace sono ben visibili, il volto è per metà senza pelle e gli organi si estraggono con facilità. Non sono da meno nemmeno i tre conigli mafiosi che, dissezionati per metà e conservati nella formaldeide, ci riportano alle atmosfere criminali dei film sulla mafia siciliana. Nonostante tutto, l’effetto non è mai di disgusto e anzi l’atmosfera rimane sempre leggera e divertente perché, appunto, le tre piccole fanno venir fuori il lato ridicolo di ogni personaggio e situazione. Così i mostri e fantasmi che si aggirano nell’oscurità, lungi dal far paura, diventano presto parodie.

La storia, con le sue tre prove da superare per raggiungere la salvezza, sembra un po’ richiamarsi alla favola classica, rinunciando però agli eroi. Soprattutto si avverte un richiamo ai videogiochi. Ogni aula dell’istituto diventa un piccolo mondo autonomo, una sorta di quadro da superare per accedere al livello successivo. E le bambine, con la loro, incoscienza anzi proprio in virtù di questa, affrontano ogni pericolo senza nemmeno accorgersene e creano una serie di gag spassose. “La scuola più pazza del mondo” sembra una sorta di parco giochi in cui, però, non manca una dimensione macabra che consente alle tre pesti di trasformare in giocattoli, gli organi interni e i bulbi oculari del Signor Kun. Tutto però alla fine mostra il risvolto comico e per questo piacevole. Ne viene fuori, così, una pellicola assolutamente bizzarra, adatta ai piccoli ma forse ancor più ai grandi!

Valeria Gaetano

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