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La scuola è finita – Recensione

All’epoca della crisi delle istituzioni scolastiche, un film che fa riflettere sull’importanza della scuola dell’obbligo nella formazione morale e spirituale dell’individuo

Regia: Valerio Jalongo – Cast: Vincenzo Amato, Cecilia Broggini, Valeria Golino, Roberta Fossile, Luciano de Luca – Genere: Drammatico, colore, 85 minuti – Produzione: Italia, Svizzera, 2010 – Distribuzione: Bolero Film – Data di uscita: 12 novembre 2010.

lascuolaefinita“La scuola è finita” è un pugno allo stomaco dello spettatore, che nei primi minuti non può che rimanere incredulo riguardo all’ambientazione e ai personaggi che popolano la scena. Non sembra credibile che nella civilissima Italia esista una scuola disastrata come quella del film, animata da professori e alunni annoiati, che sembrano aver perso una scommessa, e per questo pagano pegno. Viene da pensare che la fantasia dello sceneggiatore abbia galoppato un po’ troppo. Eppure è tutto incredibilmente vero!

Il film è stato girato all’Istituto Pestalozzi, a Roma, e le aule che possiamo ammirare sullo schermo sono tuttora in uso, con banchi indegni di essere chiamati tali, porte con buchi grandi quanto il diametro di un cocomero, bagni indecorosi, insomma, strutture totalmente degradate. Sembra anche poco credibile che gli studenti siano tutti mal vestiti, spettinati, svogliati sotto tutti i fronti; le ragazze poi, quasi tutte obese, con micro maglie ad evidenziare pance abnormi, arricchite da un trucco talmente pesante da renderle quasi ridicole. Ebbene anche questa mancanza di cura della propria persona è realistica.

La vicenda che fa da fulcro alla pellicola è quella di Alex, a rischio bocciatura, con ben sei insufficienze gravi, e con una situazione familiare alle spalle molto difficile. Le esperienze personali hanno segnato Alex in profondità, convincendolo di essere un completo incapace, e privandolo anche dei sogni. Due dei suoi professori, Daria e Aldo, con metodi diversi, cercano di convincerlo del contrario, ma arrivando ad un certo punto i loro rapporti diventano anomali.

Il ragazzo, che ha nei due l’unico riferimento valido cui appoggiarsi, li coinvolge un po’ troppo nella sua vita, e inevitabilmente loro fanno lo stesso. Il film, seppur non riuscito completamente, ha il grande merito di far riflettere su temi importanti quali la funzione attuale della scolarizzazione obbligatoria, la necessità di trovare il modo per ridare entusiasmo ad una gioventù apatica. E non ultimo: qual è il limite oltre il quale un povero professore volenteroso non può spingersi? Se si tira indietro è per i ragazzi un menefreghista, se si mostra interessato le famiglie possono accusarlo di ingerenza nell’educazione dei figli.

Valerio Jalongo, che ha vissuto sulla propria pelle molto di ciò che vediamo sullo schermo, essendo lui stesso un docente, con “La scuola è finita” ha cercato di scuotere lo spettatore dal torpore morale, che quasi porta a considerare normali cose come lo spaccio di droghe all’interno degli istituti. Nel film domina la musica, come mezzo di riscatto; intenso il lavoro delle “Vibrazioni”.

Maria Grazia Bosu

La scuola è finita – Recensione

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