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La Santa – Recensione

Quattro forestieri, un borgo meridionale, la Santa del paese. Con questi ingredienti, Cosimo Alemà dà vita a un’inesorabile condanna contro il bigottismo religioso e plasma una pellicola originale e coinvolgente

Regia: Cosimo Alemà – Cast: Marianna Di Martino, Gianluca Di Gennaro – Genere: Drammatico, colore, 110 minuti – Produzione: Italia, 2013.

LaSantaCosa succede se quattro forestieri arrivano in un piccolo borgo meridionale e rubano la Santa del paese? Succede che un furto si trasforma in una disastrosa tragedia.

Una trama apparentemente semplice basta a Cosimo Alemà per dar vita a una pellicola avvincente e originale e per plasmare un’impietosa condanna contro il bigottismo e la falsa fede. Priva di qualunque idealizzazione, “La Santa” porta in scena la vita con la sua crudezza e mostruosità, guarda al male che si annida in luoghi inaspettati e ci costringe a riflettere su cosa è bene e cosa non lo è.

In un paesino d’entroterra che assume i tratti di una sorta di Hotel California in cui tutti entrano ma da cui nessuno riesce a scappare, i veri vincitori morali alla fine sono i ladri. Dante, Gianni, Agostino e Diego ci raccontano le loro ragioni, confessano le colpe e questo li rende profondamente umani e capaci di conquistare la simpatia dello spettatore. Di contro, i ‘buoni’ si trasformano in brutali assassini. Nessuna buona ragione guida le loro azioni, sono solo aggrappati a una devozione bigotta che offusca la loro umanità e trasforma in ‘mostri’ persino i bambini.

I ruoli si ribaltano, ‘positivo’ e ‘negativo’ si confondono e quello che ne viene fuori è un lavoro capace di non essere mai pesante o noioso. Il furto, la fuga disperata, gli inseguimenti accaniti, aiutati da una colonna sonora adeguata, mantengono sempre alta la tensione e coinvolgono lo spettatore in una storia che, alla fine, regala anche un colpo di scena.

“La Santa” è una pellicola spietata, uno spaccato di vita vera che vale la pena di conoscere.

Valeria Gaetano

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