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La pasión de Michelangelo – Recensione

Fortemente voluto in concorso dal team di ‘Alice nella città’, la pellicola di Larraìn mostra una pagina inquietante della storia recente del Cile

Regia: Esteban Larraìn – Cast: Patricio Contreras, Sebastián Ayala, Luis Alarcón, Roberto Farías, Luis Dubó, Alejandro Sieveking, Catalina Saavedra, Claudia Celedón – Genere: Drammatico, colore, 97 minuti – Produzione: Cile, 2012.

lapasiondemichelangeloC’è anche un po’ d’Italia in questo film cileno: il regista ha fatto i suoi studi di cinematografia a Roma, parla un perfetto italiano e alla presentazione del film ha detto di sentirsi sempre a casa nella capitale; l’attore protagonista Patricio Contreras, che veste l’abito talare di Padre Fernàndez, ha detto d’aver intrapreso la carriera d’attore grazie ai film con Sordi, Gassman, Mastroianni, Tiberio Murgia e Totò.

Il racconto di Larraìn ci riporta nel Cile del 1983, quando le prime proteste popolari destabilizzano il governo militare di Pinochet. Siamo a Peñablanca, dove un giovane ragazzo di strada, Miguel Angel, dice di vedere la Madonna, suscitando l’interesse di tanti fedeli, che accorrono sul luogo per pregare e sperare in un miracolo. Per molti locali è l’occasione per sfruttare il flusso di pellegrini facendo qualche affare.

La Chiesa, che nutre molti sospetti sulla sincerità del giovane, decide di investigare sugli avvenimenti e, a tale scopo, invia a Peñablanca Padre Fernàndez, che dopo tanti anni di sacerdozio, trova difficoltà a trovare Dio negli occhi del suo prossimo.

Il regista, che ha curato anche la sceneggiatura della pellicola, racconta con schiettezza gli avvenimenti di quel periodo, in cui il governo militare era disposto a tutto pur di tenere il potere e la Chiesa era intenta a distogliere i fedeli dall’affidarsi a ‘profeti’ estemporanei.

All’interno del racconto i protagonisti sono messi a nudo, con tutte le loro fragilità, ad iniziare da Miguel Angel, che seguirà una parabola discendente che segnerà per sempre la sua vita, mutandolo profondamente.

Sebastiàn Ayala è perfettamente in parte nell’interpretare il giovane veggente, e Contreras è uno straordinario Padre Fernàndez, il suo viso ha un’espressività tale che uno sguardo dice più di mille parole sul travaglio interiore del suo personaggio.

Gli altri personaggi della storia, come l’anziano Padre Alarcòn, sono altrettanto curati e interpretati egregiamente.

Il regista cileno racconta un fatto realmente accaduto riuscendo a tenere desta l’attenzione dello spettatore come in un thriller, tanti sono i dubbi e le perplessità che assalgono lo spettatore.

“La Pasiòn de Michelangelo” è un esempio della grande vitalità che sprigiona il cinema cileno contemporaneo.

Maria Grazia Bosu

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