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La mafia uccide solo d’estate – Recensione

“La mafia uccide solo d’estate”, commovente e riuscitissima opera prima di Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, racconta la Palermo delle stragi di Cosa Nostra con levità e amara ironia

Regia: Pif – Cast: Alex Bisconti, Pif, Cristiana Capotondi, Ninni Bruschetta, Claudio Gioé – Genere: Commedia, colore, 90 minuti – Produzione: Italia, 2013 – Distribuzione: 01 Distribution – Data di uscita: 28 novembre 2013.

mafiaestateEsistono persone che alla nascita ricevono un regalo dal Cielo, una dote innata e Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, è sicuramente tra questi. Il suo di dono risiede nella capacità di raccontare storie e, come succedeva con i menestrelli in epoca medievale, le persone che si ritrovano ad ascoltarle vengono totalmente sedotte dal suo stile di narrazione ironico e vagamente naif. Se ormai da anni seguite “Il testimone”, programma regolarmente in onda su MTV dal 2007, per voi il fatto che questo quarantenne palermitano sia in grado di far entrare in empatia lo spettatore con le storie e i personaggi protagonisti delle sue inchieste non sarà certo una sorpresa.

Tuttavia anche in quelli che da sempre si professano tra i suoi fan più accaniti, il senso di stupore nasce quando, mettendo a servizio del cinema le esperienze maturate in gioventù come aiuto regista di Marco Tullio Giordana e Franco Zeffirelli e quelle dei lunghi anni trascorsi nel mondo della tv, riesce a trasformare il suo primo film “La mafia uccide solo d’estate” nell’unica vera novità sfornata dall’industria cinematografica italiana degli ultimi anni.

Il film che narra la storia di Arturo, un bambino nato a Palermo alla fine degli anni ’60 e del suo amore lungo un ventennio per la sua compagna di classe delle elementari Flora, è un’opera multiforme, impossibile da incanalare in un unico genere cinematografico. Se all’apparenza la sceneggiatura firmata da Michele Astori, Marco Martani e dallo stesso regista conserva tutti gli stilemi tipici di una commedia, essa si trasforma più volte nel corso della narrazione. Al tempo stesso l’opera prima di Diliberto si fa infatti film drammatico quando agli episodi divertenti che capitano al protagonista Arturo contrappone le stragi di mafia che riempivano le pagine della cronaca cittadina di quegli anni, per poi trasformarsi in un’ opera dal sapore documentaristico in cui spiega a chi guarda che cos’era Cosa Nostra, chi ne erano i capi e i politici collusi con essa e che soprattutto offre un omaggio commosso, commovente e carico di rispetto per chi, mettendosi contro tutti, continuò la sua battaglia per liberare la Sicilia dal male che la stava infettando, la mafia appunto.

Al contrario di quanto hanno fatto i suoi predecessori, Pif trova nella risata e nella levità la chiavi di volta per raccontare una guerra che nella sola Sicilia ha mietuto durante il secolo scorso oltre 5000 vittime, ed umanizzare eroi come Boris Giuliano, Rocco Chinnici, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che vennero resi martiri da uno Stato pressoché assente e da una società civile che sentiva le proprie vite lontane da ciò che leggeva sui giornali.

Oltre all’ottima sceneggiatura che, attraverso l’ironia amara con cui viene raccontata la Palermo di quegli anni, porta il pubblico ad una profonda riflessione, ad essere apprezzate in particolar modo sono le interpretazioni di tutto il cast, in primis quella del giovanissimo Alex Bisconti, che dà il volto ad Arturo da bambino, e la regia agile ed efficace di Diliberto.

“La mafia uccide solo d’estate” è un film che sprona il pubblico non solo a ricordare la propria storia ma anche ad imparare da essa e dagli uomini che ne furono protagonisti. In un momento in cui, come ora, sentiamo bisogno di un eroe che ci salvi, grazie a questo film tornano alla mente le persone che eroi lo furono davvero e le cui vite ci insegnano che il cambiamento è reso possibile solo dalla presa di coscienza e dall’azione di gruppo.

Mirta Barisi

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