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La luna su Torino – Recensione

Davide Ferrario presenta al Festival di Roma il film fuori concorso “La luna su Torino”, proponendo una pellicola in cui la leggerezza si mescola a temi importanti come la riflessione sulla precarietà dell’esistenza

Regia: Davide Ferrario – Cast: Walter Leonardi, Manuela Parodi, Eugenio Franceschini – Genere: Drammatico, colore, 90 minuti – Produzione: Italia, 2013.

LalunasutorinoDavide Ferrario arriva al Festival con un film in cui temi seri e profondi come quello della precarietà dell’esistenza sono trattati con una leggerezza pari a quella dell’aria. Attraverso l’ironia e la poesia, il film riflette su una questione fondamentale: qual’è il proprio posto nel mondo?

Una domanda cui spesso non è facile trovare risposta ma che, nonostante la sua serietà, viene trattata con una “leggerezza della pensosità” data soprattutto dall’ironia e dalla poesia insite nel film. Al centro della pellicola ci sono le vite di tre ragazzi: Ugo, Maria e Dario.

In comune hanno la casa in cui convivono e il fatto di vivere la propria esistenza in perenne equilibrio su un filo. Come degli acrobati, i tre si interrogano sul proprio futuro e sulle scelte che lo influenzeranno, camminando precariamente su quel filo cercando di non cadere mai.

Il filo immaginario su cui i protagonisti camminano èben rappresentato nella realtà dalla linea che percorre la città di Torino, posta al quarantacinquesimo parallelo, a metà strada tra il Polo Nord e l’Equatore. La stessa città diventa, allora, metafora dei personaggi che, abitandola, percorrono in equilibrio il filo della vita. I tre convivono alternando momenti insieme a momenti in cui vivono le proprie vite isolati l’uno dall’altra, cercando ognuno la propria ricetta per la felicità. Nessuno sa quello che vuole, e fino all’ultimo rimane in balia degli eventi che accadono intorno.

Nel film si fa continuamente riferimento alle opere di Giacomo Leopardi attraverso le citazioni da parte del personaggio di Ugo, che sembra vedere negli scritti del poeta una chiave di lettura con cui interpretare l’esistenza umana. Ecco che le opere dell’autore appaiono, allora, come un dispensatore di riflessioni e verità sulla vita e sull’amore, offrendo per ogni questione una risposta adeguata, mettendo in risalto la modernità del famoso poeta.

La città di Torino viene mostrata nel film in tutta la sua essenza; da una parte i palazzi moderni e la sua vivacità, dall’altra i segni che ne caratterizzano la storia. Attraverso una fotografia suggestiva, la città appare nella sua concretezza e al tempo stesso nella sua immaterialità.

Nel complesso il film è una via di mezzo tra il cinema di finzione e il documentario, capace di far ancora immaginare lo spettatore.

Francesca L. Sanna

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