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La leggenda di Kaspar Hauser – Recensione

Immagini surreali e deliranti unite alla poetica potenza dell’electro

Regia: Davide Manuli – Cast: Vincent Gallo, Silvia Calderoni, Elisa Sednaoui, Fabrizio Gifuni, Marco Lampi, Claudia Gerini – Genere: Drammatico, colore, 95 minuti – Produzione: Italia, 2012 – Distribuzione: Mediaplex Italia – Data di uscita: 13 giugno 2013.

laleggendadikasparhauserLa leggenda narra di un ragazzo apparso improvvisamente dal nulla. Il corpo arriva galleggiando sulle rive di una spiaggia. È Kaspar Hauser, il Fanciullo d’Europa, erede al trono, fatto sparire per oscuri motivi di potere quando era ancora piccolo. Ma ora è tornato in questo luogo desolato e senza tempo dove abitano solo la Granduchessa, il Prete, il Pusher, la Veggente, lo Sceriffo e il Drago. Kaspar Hauser con il suo arrivo sconvolge gli equilibri di questo mondo lontano, isolato e in una dimensione atemporale. Un interrogativo aleggia rimane fino alla fine: Kaspar Hauser era un santo, un idiota, un impostore … o semplicemente il loro Re?

Davide Manuli torna sul grande schermo con un film che molto si lega, fin quasi a potersi considerare un secondo capitolo, al precedente “Beket”. Ancora una volta l’ambientazione è desertica, offerta da una Sardegna sempre più presente sugli schermi, e i personaggi sono essenziali e numericamente ridotti al minimo indispensabile. Nonostante tutte le ambientazioni però siano selvagge e minimali, così come i dialoghi e la sceneggiatura, ciò non ostacola la completa riuscita del film poiché l’idea di base con il giusto cast e una decisa e presente regia bastano a creare un’opera originale e che finalmente esce fuori dagli schemi e dal monotono magma del mercato cinematografico.

Il film non si concentra sull’importanza della linearità e del significato ma avvolte si lascia semplicemente andare alla ricerca della bellezza espressiva sfruttando appieno la potenza della finzione attraverso il gusto per il surreale e il nonsense, che danno una nota di originalità alla rilettura della famosa leggenda del mistero di Kaspar Hauser, già affrontata in maniera letterale da Werner Herzog. Il minimalismo usato per trattare tematiche universali, come la non comunicabilità che permea la nostra società, ci ricorda di quanto non necessari possano essere i patetismi e le ridondanze a cui siamo abituati sul grande schermo.

“La leggenda di Kaspar Hauser” attrae fin dai titoli di testa, in cui già si evince il tratto che persegue tutta la narrazione, ovvero l’utilizzo di tecniche retrò, come i piani sequenza, il bianco e nero, l’ottica larga e l’uso della pellicola unita a elementi di assoluta modernità estraniante come le attrezzature da dj e i marchi di abbigliamento in primo piano.

Le abili tecniche di ripresa di Manuli obbediscono alla volontà di mettere in risalto due protagonisti inestricabili del lungometraggio: il paesaggio, desertico e poetico in una posizione che quasi sovrasta i personaggi, ma soprattutto la musica, elemento indissolubile dall’intera vicenda. Difatti gli splendidi brani di pura elettronica di Vitalic riempiono tutta l’essenzialità delle scene, regalando e riversando un turbine energetico sullo spettatore, e innalzano così la musica a personaggio vitale e non mera sottolineatura.

Sotto questo punto di vista memorabili sono la scena iniziale, in cui lo sceriffo e il suo alter ego Pusher, entrambi interpretati dal sempre ottimo Vincent Gallo, si sfidano in un duello western a colpi di danza electro, e quella della trasmissione del mestiere di dj che lo sceriffo tramanda a Kaspar Hauser, in cui la piena potenza delle vibrazione musicali si concilia perfettamente alla primitiva natura.

Altro elemento impossibile da tralasciare è l’interpretazione di Silvia Calderoli, attrice teatrale rivelazione del grande schermo, che si esprime con grande espressività attraverso il corpo dando un tocco di androginia al personaggio che non guasta.

“La leggenda di Kaspar Hauser” è un film che merita di essere visto non solo per l’indubbia originalità ma anche perché possiede la bellezza e la potenza di far divagare, con delicatezza, la mente dello spettatore più dipendente.

Miriam Reale

La leggenda di Kaspar Hauser – Recensione

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