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La fisica dell’acqua – Recensione

A tratti un thriller psicologico, “La fisica dell’acqua” indaga i meccanismi inconsci che ci spingono a prendere certe decisioni

Regia: Felice Farina – Cast: Claudio Amendola, Paola Cortellesi, Stefano Dionisi, Lorenzo Vavassori, Lorenzo Ravanello, Samuele Longhi, Francesca Brizzolara, Fabio Ferrari, Anita Zagara – Genere: Drammatico, colore, 76 minuti – Produzione: Italia, Svizzera, Francia, 2009 – Distribuzione: Iris Film Distribution – Data di uscita: 30 aprile 2010.

la-fisica-dell-acquaLa maledizione dell’uscita posticipata colpisce ancora. È una nomea particolarmente scomoda quella che il cinema italiano si sta costruendo, con scelte produttive e distributive quantomeno discutibili. Passi, per modo di dire, la ritardata (alcune volte si parla di anni!) o addirittura la mancata uscita nelle sale di film stranieri, il cui valore fatica ad essere riconosciuto nel nostro Paese, ma quando a farne le spese sono perfino i prodotti nostrani, i termini della questione cambiano inesorabilmente. Le ragioni incomprensibili per cui questo accade meritano, a nostro parere, una riflessione più profonda nelle sedi preposte.

“La fisica dell’acqua” diretto da Felice Farina, autore negli ultimi anni, con la sua società indipendente Nina Film, di numerosi documentari per programmi Rai, è uno dei tanti esempi di pellicole che annovera nel suo diario di bordo, una storia produttiva travagliata e destinata al fallimento, se non fosse per la tenacia del suo regista.

Alessandro è un bambino di sette anni che ha perso il padre, e che si trova di fronte alla difficile gestione di sentimenti contrastanti provocati dall’improvvisa riapparizione dello zio Claudio, che si insinua in maniera testarda, nella sua vita e in quella di sua madre. Visioni surreali tormentano il ragazzino che prova un rancore incomprensibile e violento nei confronti dell’uomo, tanto da fargli prendere la decisione di operare maldestramente sui freni della sua auto.

Alessandro è costretto a districarsi nel buio dei propri ricordi per colmare il vuoto che lo fa agire in maniera sconsiderata. È una maglia fitta e inestricabile quella che cela la Verità, intesa come bene assoluto e difendibile ad ogni costo; quella stessa verità che nei gesti e nelle parole di un bambino assume contorni più netti e “puliti”. Dietro e al centro di questa storia c’è la libertà della propria coscienza, che prende il sopravvento creando non pochi “danni”.

Un racconto drammatico e coinvolgente che si immerge nei tortuosi meandri del thriller psicologico, non senza le dovute precauzioni, ma che allo stesso tempo sa dosare le iperboli create dall’inconscio. Il lavoro del regista si avvale di tecniche digitali che consentono una profonda immedesimazione nel racconto visionario “illusionistico”, scandito da piani paralleli, nei quali il piccolo protagonista, e noi con lui, costruiamo la nostra personale verità.

Serena Guidoni

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