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La Femme Du Cinquième – Recensione

Mistero e atmosfere da thriller in un film sulla storia di un uomo solo al capolinea della propria vita

Regia: Pawel Pawlikowski – Cast: Ethan Hawke, Kristin Scott Thomas, Joanna Kulig, Samir Guesmi– Genere: Thriller, colore, 83 minuti – Produzione: Francia, Polonia, UK, 2011.

Femme-du-cinquiemeTom, quarantenne americano dall’aria nervosa, arriva a Parigi per andare dalla moglie e dalla figlia che non vede da tre anni. Cacciato da lei, si ritrova in una stamberga di periferia gestita da un losco arabo. Inizia così “La Femme Du Cinquieme” del regista di origine polacca Pawel Pawlokowski in concorso al Festival Internazionale del Film di Roma.

Non sappiamo nulla della sua vita a parte che è solo come non mai ed è perso completamente. L’unica certezza cui aggrapparsi è la piccola Chloè con i suoi buffi occhiali e un libro di successo pubblicato molti anni prima. Ma siamo pur sempre nella capitale francese, città dell’amore. Infatti, Tom a un party di scrittori incontra una femme fatale di origine ungherese. La conturbante Margit sarà il “Deus ex Machina” della sua vita devastata.

Tratto da un romanzo di Douglas Kennedy, tutto il film racconta la discesa negli Inferi del protagonista che ha le fattezze di Ethan Hawke. Piano piano, alla dimensione reale subentra quella da sogno o meglio da incubo. Tutti I suoi nemici muoiono misteriosamente e l’unico raggio di sole sembra essere la giovane cameriera del losco hotel, con cui Tom intreccia una relazione.

Pawlikowski ci porta in un’atmosfera alla Polanski, dove non ci sono certezze. Lo scenario è Parigi ma a parte la Torre Eiffel per un minuto, potrebbe essere qualsiasi città del mondo nei suoi bassifondi. L’appartamento di Margit del prestigioso Vth arrondissement, dove i due amanti s’incontrano ogni settimana alla stessa ora dello stesso giorno è bello ma circondato da un’aura misteriosa. E anche lei lo è, la bella signora interpretata dalla algida Kristin Scott Thomas.

Siamo nel genere cinematografico che ci riporta a film come “Shining”, “Angel Heart – Ascensore per l’inferno”, “The Others” e via dicendo. Ma c’è anche un po’ di Terence Malick nella fotografia naturalistica di animali, fiori e alberi. Il risultato finale è un bel film dove perdersi dentro la luce bianca dell’ultima inquadratura, dietro un Tom/Hawke mai così in parte.

Ivana Faranda

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