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La delgada linea amarilla – Recensione

  • Regia: Celso R. García
  • Cast: Damián Alcázar, Joaquín Cosio, Silverio Palacios, Gustavo Sánchez Parra, Americo Hollander, Fernando Becerril, Tara Parra, Sara Juárez, Enoc Leaño, Fermín Martínez
  • Genere: Drammatico
  • Durata: 95 minuti
  • Produzione: Messico, 2015

“La delgada linea amarilla”: cinque uomini in viaggio, cinque storie da raccontare

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La storia viene vista attraverso gli occhi di Antonio, un uomo non più giovane, non ancora anziano, che le vicende della vita hanno portato ad arrendersi e ad attenderne stancamente la fine. Il punto più basso della sua discesa avviene il giorno in cui viene sostituito nel suo lavoro di guardiano notturno da un cane.

Il destino sembra offrirgli un’altra possibilità, quando viene assunto per guidare un gruppo di operai, tra loro sconosciuti e di età differenti, per tracciare la linea di mezzeria  di una stradina che unisce due cittadine messicane, lunga poco più di duecento chilometri.

“La delgada linea amarilla”: per fare un grande film non serve una grande storia, ma qualcosa di grande da dire

Comincia così un atipico film “on the road”, dove lungo la scalcinata “carrettera” viene segnata la sottile linea gialla, con metodo: “durante cinque passi si spruzza la vernice, per altri otto no, e poi si ricomincia”.

La strada diviene metafora della vita e la linea il suo confine sottile, spesso impalpabile, tra bene e male, tra la vita e la morte. All’inizio del lavoro ognuno agisce per conto suo, sono cinque individui chiusi in loro stessi, la cui unica preoccupazione è portare a casa il salario; solo lentamente, man mano che si percorre la strada, i cinque individui diventeranno una squadra, uniti verso una meta comune, che non è solo quella lavorativa.

Come ripete il caposquadra Antonio, quella che loro tracciano non è solo una banale linea gialla, ma una linea – guida per tutti gli automobilisti che percorrono quella strada; ben presto i lavoratori si accorgeranno che questo lavoro gli offre l’occasione di tracciare anche la linea – guida delle loro vite.

Questi cinque uomini, dapprima diffidenti, appaiono delusi dalla vita e non disposti a concedere la propria amicizia agli altri, ma durante i quindici giorni e le quindici notti trascorse insieme lentamente si conosceranno fino ad apprezzarsi reciprocamente. Ciascuno racconta agli altri brandelli della propria storia che, come tante tessere di un puzzle, compongono il quadro complesso di queste vite, dei sogni, delle illusioni e delle speranze di ciascuno.

“La delgada linea amarilla” metafora non banale di quel filo sottile che separa la vita dalla morte

Il film, ben girato e con un buon ritmo, ha un eccellente fotografia che permette di apprezzare gli emozionanti e non scontati paesaggi messicani. La strada attraversa piccoli paesi e zone semidesertiche, grandi pianure e spazi collinari; il lavoro si svolge generalmente sotto un sole cocente, ma i cinque compagni dovranno poi vedersela anche con iuna pioggia torrenziale.

Tanti incontri casuali di varia umanità arricchiscono la trama e la psicologia dei personaggi, bravissimi gli attori ed eccellente la regia di Celso Garcia, qui alle prese col suo primo lungometraggio.

Daniele Battistoni

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