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La custode di mia sorella – Recensione

Due sorelle affrontano il dramma della malattia in una pellicola toccante e impegnata del regista Nick Cassavetes

(My Sister’s Keeper) Regia: Nick Cassavetes – Cast: Cameron Diaz, Alec Baldwin, Abigail Breslin, Thomas Dekker, Joan Cusack, Jason Patric, Sofia Vassilieva, Elizabeth Daily, Evan Ellingson, David Bortolucci – Genere: Drammatico, colore, 107 minuti – Produzione: USA, 2009 – Distribuzione: Warner Bros. Italia – Data di uscita: 4 settembre 2009.

la-custode-di-mia-sorella“La custode di mia sorella” si apre con la decisione di Anna, interpretata dalla brava Abigail Breslin, di citare in giudizio i suoi genitori per ottenere quella che lei stessa definisce “l’emancipazione medica”. L’undicenne ragazzina di Los Angeles sa di essere una “bambina su misura” creata in vitro per salvare la vita alla sorella maggiore Kate, malata di leucemia da quando aveva circa due anni.

Tuttavia dopo essersi già sottoposta più volte al trapianto del midollo e a numerosi ricoveri ospedalieri in favore di Kate, improvvisamente Anna decide di dire basta alla richieste dei genitori (della madre Sara in particolare) e di rivolgersi al rampante avvocato Campbell Alexander (Alec Baldwin) per trascinare la sua famiglia in tribunale.

Il regista Nick Cassavetes ci offre ancora una volta un film drammatico di stampo medico-legale dopo il successo di “John Q” (2002). Questa volta si ispira all’omonimo romanzo di Jodi Picoult che, alla pubblicazione, suscitò un vivace dibattito circa la manipolazione genetica e l’accanimento terapeutico, temi sempre scottanti per l’opinione pubblica. Eppure non sono questi gli argomenti sui quali si concentra Cassavetes: al regista interessa fornire un quadro psicologico approfondito dei personaggi, narrando la stessa storia dai diversi punti di vista, dando così voce non soltanto ai familiari di Kate e Anna ma anche agli interpreti minori quali l’avvocato Alexander oppure il giudice Di Salvo (Joan Cusack).

Cassavetes fa un largo uso dei flashback per descrivere l’intera vicenda della famiglia che combatte contro la malattia terminale della giovane Kate ed improvvisamente contro la ribellione della sorellina Anna. Lo spettatore cerca così di farsi un opinione e di collocare via via i personaggi tra i buoni o i cattivi, accorgendosi però che qui non ci sono né gli uni né gli altri, né vincitori né vinti.

Nick Cassavetes ha fortemente voluto Cameron Diaz nei panni di Sara, la volitiva madre di Kate e Anna. Qui la Diaz appare in un ruolo inconsueto, nel quale non mette in risalto la sua fisicità ma recita quasi sempre struccata indossando jeans e cardigan. Eppure Cameron ha saputo interpretare con maestria questo personaggio poco simpatico che, a differenza degli altri, non si mette mai in gioco, offrendo allo spettatore degli intensi primi piani.

Altrettanto brave entrambe le interpreti delle sorelle Fitzgerald: Abigail Breslin e Sofia Vassilieva. Della prima conosciamo già ampiamente il talento, dunque ci fa piacere parlare della Vassilieva, che recita nel difficile ruolo della malata terminale e conseguentemente vive la maggiore trasformazione del suo personaggio.

Molto toccante è l’innamoramento di Kate per Taylor (Thomas Dekker), un coetaneo anch’egli malato di leucemia. Entrambi affrontano la loro condizione con una vitalità ed un’ironia contagiose. “La custode di mia sorella” tocca necessariamente corde dolenti per ognuno di noi e ci porta a pensare a congiunti o amici colpiti da malattie inesorabili: inevitabile, quindi, con la complicità dell’oscurità della sala cinematografica dare libero sfogo alle proprie emozioni.

L’ottima colonna sonora del compositore Aaron Zigman coadiuva decisamente questa catarsi dello spettatore.

Ilaria Capacci

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