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La corrispondenza – Recensione

  • Regia: Giuseppe Tornatore
  • Cast: Jeremy Irons, Olga Kurylenko, Simon Johns, James Warren, Shauna MacDonald, Oscar Sanders, Paolo Calabresi
  • Genere: Drammatico, colore
  • Durata: 116 minuti
  • Produzione: Italia, 2015
  • Distribuzione: 01 Distribution
  • Data di uscita: 14 gennaio 2016

“La corrispondenza”: Giuseppe Tornatore torna sul grande schermo dopo “La migliore offerta” per raccontare l’amore, quello vero, che non conosce ostacoli

la-corrispondenzaL’ennesima fatica cinematografica di Tornatore, che ha personalmente curato anche soggetto e sceneggiatura, si pone quasi come un continuum con l’opera precedente del regista siciliano, per la comune esigenza di indagare affetti intergenerazionali e raccontare sentimenti forti.

Ed e Amy sono i protagonisti di un’intensa storia d’amore, nonostante la differenza di età ed i legami precedenti. Lui un attempato professore di astrofisica, lei una studentessa universitaria fuori corso, che quando non sta sui libri lavora come controfigura negli action movies: una sorta di attività catartica in cui la ragazza si sente rinascere dopo aver superato il pericolo, seppur pericolo di finzione.

“La corrispondenza”: Jeremy Irons e Olga Kurylenko perfetti nei ruoli dei due innamorati, ma a svettare è l’attrice ucraina

Jeremy Irons e Olga Kurylenko prestano fattezze ed anima ai due protagonisti, dando vita ad un rapporto fatto di attimi rubati al mondo, ma arricchito da mail, sms, videotelefonate e persino lettere che, a differenza degli altri contatti, possono essere tenute tra le mani, quasi a rubare un po’ dell’essenza di chi le ha inviate.

Tutto bene fino a quando le circostanze imprevedibili della vita spezzano l’equilibrio, costringendo la nostra protagonista, in bilico tra amore e ossessione, ad un duro lavoro su se stessa che la costringerà ad affrontare i demoni con i quali convive da tempo, supportata anche dall’amore di Ed.

Non ce ne voglia il sempre perfetto Irons, ma è la Kurylenko a riempire lo schermo: con la sua interpretazione entra in profondità nel personaggio di Amy, mostrandone ogni sfaccettatura, riuscendo quasi a dar materia alle emozioni della protagonista, inondando lo schermo di una dolcezza lieve e impalpabile alla quale è difficile rimanere indifferenti.

“La corrispondenza”: una pellicola ben confezionata che non riesce però a raggiungere i livelli elevati di altri lavori del regista premio Oscar

Tornatore confeziona un film visivamente affascinante: York, Dublino e il Lago d’Orta fanno da scenario perfetto a questa storia di sentimenti forti, dove anche il clima pare entrare in empatia con la protagonista.

L’azzeccata fotografia di Fabio Zamarion e la colonna sonora di Ennio Morricone sono un ottimo viatico per la buona resa del girato, eppure, nonostante il film non possa lasciare indifferente lo spettatore – che sicuramente uscirà dalla sala portando con sé qualcosa del racconto – sembra incapace di raggiungere elevate vette di coinvolgimento.

E’ come se la storia, seppur intensa, non abbia trovato la strada per raggiungere l’anima di chi guarda; forse a “La corrispondenza” manca quel pizzico di mistero in più che aveva fatto da spina dorsale a “La migliore offerta”, instillando nello spettatore quella giusta tensione e curiosità che tengono incollati allo schermo e che, alla resa dei conti, hanno reso la pellicola più completa.

Mettere a nudo la complessità emotiva dei personaggi non è bastato a creare quell’empatia tra schermo e spettatore che rende un film indimenticabile; peccato, gli ingredienti c’erano tutti, dalle buone maestranze al cast internazionale, ma la pellicola è riuscita solo in parte.

“La corrispondenza”: una storia che vale comunque la pena di essere vista

Indubbiamente affascinante l’idea di un amore che non conosce ostacoli, neppure quelli oggettivamente insormontabili. Ne consigliamo la visione proprio per questo e perché, nonostante la sua non piena riuscita, vedere un lavoro di Tornatore è sempre un piacere per gli occhi e per la mente.

In concomitanza col film uscirà nelle librerie, edito da Sellerio, l’omonimo libro che, contrariamente a quanto nella norma accade, il regista ha scritto dopo aver realizzato la pellicola, per dare voce a ciò che la settima arte deve volutamente o forzatamente solo lasciar intuire.

Maria Grazia Bosu

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