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La casa sul lago del tempo – Recensione

La capacità dell’amore di travalicare i confini del tempo e dello spazio, affidandosi al solo potere della parola

(The Lake House) Regia: Alejandro Agresti – Cast: Keanu Reeves, Sandra Bullock, Dylan Walsh, Shohreh Aghdashloo, Christopher Plummer, Lynn Collins, Mike Bacarella, Ebon Moss-Bachrach, Willeke van Ammelrooy, Kevin Brennan – Genere: Drammatico, colore, 105 minuti – Produzione: USA, 2006 – Data di uscita: 23 giugno 2006.

Con “La casa sla-casa-sul-lago-del-tempoul lago del tempo” Sandra Bullock e Keanu Reeves tornano di nuovo insieme sul grande schermo, dopo l’adrenalinico “Speed” (1994), per una storia romantica basata su un rapporto epistolare con elementi fantastici.

Decisa a ricostruirsi una nuova vita la dottoressa Kate Forester (Sandra Bullock) va lavorare in un ospedale di Chicago. Il suo unico rammarico è doversi separare dalla sua casa sul lago. Prima di partire decide di lasciare nella cassetta della posta un messaggio per il nuovo inquilino, Alex Wyler (Keanu Reeves). Anche quest’ultimo è particolarmente legato all’abitazione, poiché progettata dal padre architetto (Christopher Plummer) e come Kate soffre a causa di un passato doloroso.

Tra i due inizia una strana corrispondenza che li porta a innamorarsi e a prendere consapevolezza di un’assurda verità: Kate e Alex stanno vivendo in due spazi temporali diversi, lei nel 2006, lui nel 2004. Non potendo più fare a meno l’uno dell’altra cercheranno di incontrarsi con il rischio di perdersi definitivamente.

Alejandro Agresti (già regista di “Valentine”) parte dalla pellicola sudcoreana “Il mare” di Hyun-seung Lee per sviluppare una storia classica che vede l’amore capace di superare qualsiasi ostacolo, compreso quello spazio/temporale. Anche la narrazione è classica e sembra rispettare l’attesa dei due amanti che, distanti dall’era tecnologica delle mail, vivono la loro esperienza con magia, lasciando presagire l’elemento metafisico della loro avventura.

 Il tempo è l’assoluto protagonista, per sottolineare la necessità che esso trascorra affinché si possa creare la giusta intimità e per dimostrare che la comunicazione diviene vera e profonda laddove si lascia spazio (senza farsi travolgere dal veloce susseguirsi degli eventi a cui la nostra società è abituata) alla comunicazione e all’effettivo valore delle parole (a tal proposito particolarmente curati risultano i dialoghi epistolari). È così che la storia d’amore di Kate e Alex assume un carattere universale nel momento in cui di quel tempo che li separa sfida le leggi e lascia sognare chi assiste al suo dispiegarsi.

Un film consigliato a chi ha dimenticato l’arte dell’attesa e vuole credere ancora nella forza dei sentimenti.

Fabiana Girelli

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